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CREMONA. NELLE AULE DI GIUSTIZIA

Non abusò della figlia: papà assolto

Il 46enne: «Dio guarda». Il pm aveva chiesto 10 anni, le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

16 Dicembre 2025 - 16:34

Non abusò della figlia: papà assolto

CREMONA - Alza gli occhi al cielo: «Dio guarda». Non trattiene la commozione questo papà indiano ben integrato. Ha 46 anni, da 23 lavora in un negozio nel Cremonese. Il Tribunale lo ha appena assolto, «al di là di ogni ragionevole dubbio», da un reato spaventoso: abusi sessuali sulla figlia, dalle violenze cominciate quando la piccola aveva 6 anni e andate avanti fino a quando ne aveva 12. Violenze, per l’accusa, avvenute in casa, un appartamento minuscolo: due stanze più il bagno.

Oggi alle 11, il papà per il quale il pm ha chiesto 10 anni, viene assolto perché «il fatto non sussiste». E viene assolto anche un connazionale oggi 26enne, finito a processo per aver palpeggiato la bambina di 5 anni all’epoca dei fatti, in un paio di occasioni: una volta al parchetto, un’altra in casa, sul letto matrimoniale. La minore era sdraiata con la sorellina sopra di lei che dormiva. Del vicino, la ragazzina non ha mai fatto il nome. «Per alcuni fatti contestati, il vicino non era nemmeno in Italia», arringano i difensori Monica Fassera e Alessandro Vezzoni.

La minore oggi è una adolescente di 15 anni, da quattro anni vive in una comunità, lontano dalla madre e dalla sorella più piccola. Nel 2022, i carabinieri sono andati a prenderla a scuola, dopo che lei, studentessa in seconda media, si era confidata con una insegnante, che l’aveva accompagnata dalla preside. «La preside non mi ha nemmeno convocato», si sfoga il papà, quattro anni fa allontanato dalla casa familiare. È presente a ogni udienza. Come a dire: «Signori giudici, io sono qui, non mi sottraggo a quelle che potrebbero essere le mie responsabilità, ma io sono certo di non avere responsabilità».

Nel processo di primo grado, i giudici gli hanno lavato via il marchio del mostro: assolto dall’accusa di aver abusato della bimba quando aveva 6 anni, nella camera da letto dei genitori; assolto dall’accusa di essersi avvicinato alla figlia di 10 anni, mentre lei stava guardando lo smartphone sul divano in salotto, dove lei dormiva. E assolto dall’accusa di aver abusato sempre in salotto della figlia, mentre la moglie era in camera da letto con la sorellina. Assolto di aver abusato della figlia quando con il papà la sorellina era in vacanza.

Un padre «oppressivo, angosciante», lo aveva descritto la figlia, perché pretendeva che lei portasse a casa bei voti e, allora, «a volte bruciava i compiti o falsificava il voto, perché papà aveva altissime aspettative su di lei». Un padre che «non la faceva uscire la sera», che non voleva che fumasse. Un padre che la cresceva più a «no» che «sì». «Di questo va tenuto conto», sottolineano i difensori Marco Nossa e Marco Cortinovis di Bergamo. I legali ricordano alcune frasi pronunciate dalla minore. Come: «A me sembrava che tutti i miei problemi derivassero da mio padre». Ricordano che «ogni giovedì a scuola la figlia si recava allo sportello di ascolto piangendo», un pianto incontrollato per le pretese di papà e perché a scuola era bullizzata. Una ragazzina che «si sentiva un po’ manipolata». Descrivono la casa, i difensori: «Due stanze e un bagno, uno spazio estremamente ridotto: tutto quello che si fa in una stanza si sente nell’altra, si sente tutto, il nostro assistito non è così stupido da farsi compromettere davanti alla moglie». Una moglie che non si è mai accorta di nulla.

Dalla terza elementare alla seconda media, la ragazzina non si è mai confidata con nessuno. Salvo, alle medie, con la prof che l’ha accompagnata dalla preside. «La preside si era appuntata le frasi esatte della ragazzina». Sentita al processo, ha detto che piangeva molto, diceva che non voleva che il padre avesse conseguenze negative, ma che qualcuno aiutasse la sorellina a non subire le stesse cose. «Perché mai una 12enne dovrebbe inventarsi queste cose, se in famiglia le cose andavano bene?», la domanda del pm, per il quale «le dichiarazioni rese dalla minore nella fase dell’incidente probatorio sono state precise e dettagliate». Dalla terza elementare alla seconda media, la minore non si era confidata con la sua amica del cuore. «Dal giorno in cui i carabinieri sono venuti a scuola a prenderla, non l’ho più vista. Ci siamo sentite nel 2023, una videochiamata: mi ha raccontato che il papà l’aveva violentata da quando aveva 6 anni». «Non mi ha mai raccontato nulla, non mi ha mai parlato della situazione familiare. Aveva un fidanzatino, lo ha tuttora. Sì, frequentavo la sua casa. Il papà era un po’ severo, sì, era un genitore molto attento. Lei non poteva uscire la sera, a volte doveva tornare a un certo orario. Erano genitori ‘giusti’, nel senso che i miei genitori erano ‘meno’ severi. L’ho sentita. Le ho chiesto come andava in comunità, mi ha detto che le mancavano la mamma e la sorella».

Entro 90 giorni sarà depositata la motivazione della sentenza.

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