L'ANALISI
17 Dicembre 2025 - 05:30
CREMONA - L’approssimarsi delle feste ha provocato un rialzo dei prezzi al consumo meno drastico di quanto si temesse: per la prima volta dall’inizio dell’anno, nel mese di novembre, l’indice tendenziale complessivo è al di sotto dell’1%, e per la precisione si assesta allo 0,8.
A Cremona a crescere rispetto all’anno precedente sono stati soprattutto i generi alimentari: +1,5%, con un picco del 13,9% per caffè, tè e cacao, mentre le carni sono aumentate dello 6,3% e i latticini del 3,6.
A scendere, invece, sono stati i prezzi di oli e grassi (-10,7%) così come i vegetali (-5,1%). Da registrare anche un incremento dell’1,2% su bevande alcoliche e tabacchi, su abbigliamento e calzature (+1,1%) e sui servizi sanitari (+1,4%).
I cremonesi a novembre hanno speso di più anche per l’istruzione (+0,5%), per i servizi ricettivi e di ristorazione (+2,3%) e per altri beni e servizi che comprendono ad esempio trattamenti di bellezza e gioielleria (+2,9%).
Scendono invece, seppure lievemente, i prezzi relativi ai trasporti (-0,6% rispetto al novembre 2024) con la flessione più significativa del -7,9% per il trasporto aereo, e quelli relativi a mobili o articoli per la casa (-0,3%), così come i costi del settore comunicazioni (-5,9%) e quelli relativi alle abitazioni che comprendono anche le utenze (in media -1,3%).
La rilevazione territoriale dei prezzi al consumo, effettuata dal Comune di Cremona, colloca la nostra città al 37° posto in Italia per inflazione. Il rincaro medio annuo a famiglia è stato stimato, dall’Unione nazionale consumatori, in 242 euro.
Il primato negativo va a Siena, con un’inflazione del 2,9% e un rincaro annuo familiare di 784 euro. A novembre le più fortunate sono state invece le famiglie di Campobasso, dove l’inflazione è stata pari allo zero e dunque non ci sono stati rincari.
In testa alla classifica delle regioni più costose, con un’inflazione annua a quota +1,4%, c’è l’immancabile Trentino Alto Adige che registra a famiglia un aggravio medio pari a 433 euro su base annua. Segue il Veneto (+1,3%), che tradotto significa costi maggiori per 349 euro. Al terzo posto, con +343 euro a famiglia, arriva la regione Puglia che ha l’inflazione regionale più alta: +1,8%.
La regione più incline al risparmio è invece il Molise, che segna una variazione nulla. In seconda posizione la Basilicata (+0,6% e cioè +128 euro), in terza la Sardegna (+0,7% di inflazione e cioè 134 euro). La Lombardia, infine, si colloca in undicesima posizione con un’inflazione uguale a quella cremonese – +0,8% – e un rincaro medio annuo a famiglia di 236 euro.
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