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IL CASO

Pipì in un cortile: è la casa del poliziotto

L’uomo era accusato di violazione di domicilio. Il commissario ritira la querela

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

12 Dicembre 2025 - 20:16

Pipì in un cortile: è la casa del poliziotto

CREMONA - Per due volte, nel giro di tre settimane, ha fatto pipì nello stesso posto, il più sbagliato: il cortile del palazzo dove risiede un poliziotto. Sandro, 62 anni, pluripregiudicato, il classico ‘volto noto’ alle forze dell’ordine, non sapeva che lì abitasse Luca Mori, sostituto commissario coordinatore della Squadra mobile, investigatore che per mestiere lo conosce eccome.

Un boomerang: violazione di domicilio. Oggi, venerdì 12 dicembre 2025, Mori ha ritirato la querela, perché l’imputato «mi ha poi chiesto scusa. ‘Non sapevo che fosse casa tua’». Difeso dall’avvocato Giovanni Bertoletti, il 63enne è stato invece condannato a 1.000 euro di ammenda (il pm onorario aveva chiesto il doppio), perché, quando è stato beccato la seconda volta a urinare, in tasca gli è stato trovato un coltellino multiuso (reato procedibile d’ufficio). I fatti risalgono al 2021.

A fare pipì in ‘casa’ del poliziotto, Sandro è andato sempre di domenica. La prima volta, il 10 ottobre. Mori è nell’appartamento con sua moglie. Sente suonare il citofono. ‘Chi è?’. Non riceve risposta. L’investigatore si affaccia al balcone. «Ho notato un soggetto il quale, con andatura barcollante e con una bottiglia in mano, si allontanava dal mio ingresso carraio, attraversando la strada».

Il tizio barcollante si infila in una via. Dopo pochi minuti, il papà del poliziotto, il compianto pittore Giorgio Mori, riferisce al figlio di aver notato una persona uscire poco prima dall’ascensore, sbattendo con violenza la porta. Mori scende in cortile per controllare che cosa sia accaduto. E scopre che «l’ignoto incursore» ha urinato all’interno dell’ascensore privato e che nell’andarsene, ha portato via la chiave che ne permette l’avviamento, più una borsa in tessuto contenente un giubbotto e un maglione da portare in lavanderia. Quella volta, Mori non presenta denuncia, «ritenendo che l’accaduto fosse da ricondurre al comportamento occasionale di un soggetto ubriaco».

Domenica 31 ottobre, il citofono squilla, ma anche stavolta Mori non riceve risposta. Memore di quanto accaduto venti giorni prima, il poliziotto inforca le scale, si precipita giù e sorprende Sandro a urinare in cortile: i pantaloni abbassati fino alle ginocchia e una lattina di birra nella mano destra. «Mentre mi avvicinavo al pluripregiudicato, ben conosciuto in quanto più volte deferito all’autorità giudiziaria anche in stato di arresto, ho sentito chiaramente che mi ha insultato». Quella domenica Mori chiama la pattuglia della Volante. I poliziotti portano Sandro in Questura, lo perquisiscono, gli trovano in tasca il coltellino multiuso.

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