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CASALMAGGIORE. L'INCONTRO

Così Barbiana insegna la democrazia

Seconda tappa del ciclo ‘Verso gli 80 anni della Repubblica’ con Burberi sull’articolo 34

La Provincia Redazione

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11 Dicembre 2025 - 16:16

Così Barbiana insegna la democrazia

Cinzia Dall’Asta, Agostino Burberi, Claudio Barcellari (Fotolive/Stefano Tarlao)

CASALMAGGIORE - Portare indietro le lancette della storia per ricordare che dono prezioso sia, oggi, aprire un libro per studiare: solo così — e i Padri costituenti lo sapevano — è possibile fornire al cittadino le risorse necessarie per diventare, un giorno, un uomo e una donna capace di vivere in modo attivo la quotidianità della Repubblica. Questo l’esperimento realizzato oggi all’Istituto Comprensivo Diotti di Casalmaggiore: un incontro che costituisce la seconda tappa del ciclo di conferenze rivolte agli studenti ‘Verso gli 80 anni della Repubblica: un cammino nella Costituzione’, promosso e organizzato dalla Prefettura in collaborazione con i Comuni di Cremona, Crema e Casalmaggiore, la Camera di Commercio di Cremona, Mantova e Pavia e l’Associazione Industriali di Cremona.

Protagonista dell’incontro, moderato dal giornalista del Quotidiano La Provincia di Cremona e Crema, Claudio Barcellari, è stato il presidente della Fondazione don Lorenzo Milani, Agostino Burberi. Dialogando con gli studenti in platea, provenienti dagli istituti Diotti, Romani, Santa Chiara e Marconi, Burberi ha condiviso la propria esperienza come alunno della scuola di Barbiana, fondata da don Milani nel 1954 per dare una seconda opportunità a ragazzi che, per ragioni culturali e materiali, non avrebbero altrimenti avuto la possibilità di studiare.

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Un racconto che ha conferito maggior forza e ridescritto da un’angolazione alternativa l’articolo 34 della Costituzione italiana, posto sotto la lente di questo secondo appuntamento del ciclo: «La scuola è aperta a tutti». Un principio che assicura al cittadino il pieno diritto allo studio e impegna lo Stato a vigilare affinché si creino le condizioni per garantirlo.
Presenti in sala insieme ad alunni e docenti anche gli esponenti delle principali istituzioni del territorio: il capo di gabinetto Giulia Vernizzi, in qualità di rappresentante della Prefettura; il comandante della Polizia stradale, Rino Berardi, per la Questura; Fabio Donati come portavoce dell’Ufficio Scolastico Territoriale; infine, il sindaco di Casalmaggiore, Filippo Bongiovanni.

A fare gli onori di casa è stata la dirigente scolastica del Diotti, Cinzia dall’Asta, che ha sottolineato come la scuola ospitante sia «già da tempo coinvolta in iniziative di educazione alla cittadinanza, cosa a cui teniamo particolarmente». Ha dunque mostrato alla platea il video vincitore del Premio nazionale Lea Garofalo per la categoria scuola secondaria di primo grado, i cui protagonisti sono stati gli alunni della I A dell’Istituto. Ha poi preso la parola Vernizzi, facendo il punto sull’importanza del diritto allo studio «per divenire cittadini consapevoli» e sul valore che tale diritto acquisisce nell’ambito della Carta costituzionale, che la Prefettura ha voluto sottolineare con un incontro insieme «ai giovani, che ne sono protagonisti». Infine, il saluto del sindaco Bongiovanni, che ha aperto il sipario sull’intervento di Burberi.

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«La realtà in cui è nata la scuola di Barbiana — ha raccontato il presidente della Fondazione don Milani — è quella di una terra votata al lavoro, all’agricoltura che all’epoca era ancora fortemente orientata alla mezzadria. Una terra che rendeva poco. Le famiglie poggiavano interamente sulla forza dei figli, che nascevano numerosi». In breve, «una vita durissima». Qui giunge don Milani, «il 7 di dicembre», e sviluppa l’intuizione di dare vita ad una scuola, «per chi volontariamente desiderasse frequentarla». Privata, dunque. «Le lezioni si svolgevano per dodici ore al giorno — ha proseguito Burberi — e l’insegnamento era fondato su pochi ma saldi principi. Il primo: non si proseguiva con il programma se qualcuno non aveva capito. La scuola andava, letteralmente, al passo dei più ‘lenti’, perché tutti crescessero dal punto di vista didattico ed umano procedendo alla stessa velocità. Il secondo: imparare facendo. Ci veniva insegnato che tutte le discipline hanno un risvolto pratico, e sono in stretto legame l’una con l’altra: per imparare a calcolare le percentuali, siamo partiti prendendo spunto dal Parlamento italiano, ‘suddividendolo’ nei vari partiti che lo componevano». L’appello ai ragazzi: «Facciamo in modo che i giovani che vanno a scuola abbiano chiaro quale sia il fine dell’apprendimento. La scuola non è un mero obbligo. Don Milani lo sapeva: sul banco, oltre al Vangelo, avevamo sempre la Costituzione italiana».

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