L'ANALISI
10 Dicembre 2025 - 10:44
L'équipe che ha seguito le prime due elettroporazioni
CREMONA - La scorsa settimana, l’équipe di Cardiologia dell’Ospedale di Cremona ha eseguito con successo le prime due procedure di elettroporazione, una tecnica innovativa per il trattamento della fibrillazione atriale, l’aritmia cardiaca più diffusa. A differenza delle metodiche tradizionali, che utilizzano calore (radiofrequenza) o freddo (cryoablazione), questa procedura sfrutta campi elettrici pulsati, un approccio selettivo che riduce il rischio di complicanze e rende l’intervento più sicuro ed efficace per i pazienti.
«Con l’introduzione di questa tecnica, la Cardiologia di Cremona consolida il proprio percorso di innovazione, collocandosi tra le strutture di eccellenza della Lombardia», afferma il professor Carlo Mario Lombardi, direttore del reparto.

«Grazie agli investimenti della direzione strategica e al lavoro dell’équipe di elettrofisiologia, oggi possiamo guardare avanti con una diversa prospettiva. Ringrazio personalmente i dottori Manuel Cerini, Gioele Papi, Paolo Fornaro, Simone Verde e Alfredo Spotti, storico punto di riferimento dell’elettrofisiologia cremonese, per il grande impegno che ha reso possibile questo traguardo. L’introduzione dell’elettroporazione si inserisce in un percorso più ampio di crescita di tutta la Cardiologia per questo, aggiunge Lombardi, «il ringraziamento va a tutta l’équipe medico infermieristica che nell’ultimo anno ha ottenuto importanti risultati e implementato in modo significativo l’attività, garantendo un maggior numero di risposte ai pazienti».
CON «L’ELETTRICISTA DEL CUORE» IL BATTITO TORNA REGOLARE
La fibrillazione atriale è un’alterazione del ritmo del cuore molto comune: il battito diventa irregolare e spesso più veloce, perché gli impulsi elettrici che dovrebbero dare il ritmo non seguono più un ordine preciso. «L’elettrofisiologo è un po’ come un elettricista del cuore: rimette ordine nell’attività elettrica per far tornare il battito regolare. Nel caso della fibrillazione atriale, questo significa isolare elettricamente le vene polmonari, da cui spesso parte l’aritmia», spiega Cerini (cardiologo elettrofisiologo).
L’intervento si esegue in anestesia generale attraverso tre piccoli accessi venosi a livello femorale, dai quali i cateteri vengono guidati fino al cuore. Con l’aiuto di una sonda ecocardiografica miniaturizzata (Intracardiac Echocardiography -ICE-), l’équipe visualizza in tempo reale dove posizionare gli elettrocateteri, in particolare quello ablatore, che viene collocato a livello dell’ingresso delle vene polmonari ed espanso prima a forma di “basket” e poi a forma di “fiore”. «Attraverso questo catetere effettuiamo le ablazioni in modo controllato, trattando tutte le vene interessate – spiega Cerini. L’intera procedura dura circa un’ora e mezza e, agendo selettivamente sul tessuto atriale, riduce il rischio di complicanze e consente un recupero rapido, tanto che il paziente viene generalmente dimesso il giorno successivo».
Questo tipo di intervento è particolarmente indicato nelle forme di fibrillazione atriale di recente insorgenza, prima che l’aritmia si stabilizzi nel tempo. «E’ una soluzione efficace sia per i pazienti giovani, che per quelli meno giovani. I promettenti risultati di questa nuova forma di energia, stano spingendo verso l’ampliamento del suo utilizzo anche per altre aritmie. Poterla già utilizzare presso l’Ospedale di Cremona apre nuove prospettive per il trattamento di molte aritmie dei nostri pazienti» - conclude Cerini.
OPPORTUNITÀ DI CRESCITA ANCHE PER GLI INFERMIERI
Dopo la procedura, il paziente viene seguito e assistito in reparto: «Monitoriamo parametri i vitali e l’andamento del ritmo cardiaco con elettrocardiogramma sino a quando siamo sicuri che il paziente si sia stabilizzato – aggiunge Claudia Moggi, (infermiera cardiologia). In genere viene dimesso il giorno successivo all’intervento, e può tornare alla vita normale. Le nuove procedure praticate nella cardiologia di Cremona sono un’opportunità di crescita professionale anche per gli infermieri, è molto arricchente poter offrire cure innovative nel nostro ospedale».
IL RUOLO DELL’ANESTESISTA: LA SICUREZZA PRIMA DI TUTTO
Durante tutta la procedura il ruolo dell’anestesista è fondamentale, attivo in tutte le fasi. «Il nostro primo compito è garantire l’immobilità del paziente, perché si tratta di una procedura molto delicata – sottolinea Alessia Giuliano (anestesista). L’anestesia viene modulata in base alle diverse fasi dell’intervento: ci sono momenti particolarmente dolorosi in cui aumentiamo l’analgesia, e momenti in cui interveniamo con farmaci per controllare i parametri vitali, come la frequenza cardiaca».
L’Anestesia e rianimazione - diretta da Enrico Storti - collabora quotidianamente con diverse specialità chirurgiche, con l’ostetricia e la sala parto, con le numerose aree interventistiche come la pneumologia e l’endoscopia digestiva, garantendo supporto anestesiologico e monitoraggio dei pazienti durante tutte le procedure.
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