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CREMONA. LA STORIA

Il violinista Ning Feng: «Il mio Strad qui è tornato a casa»

Il virtuoso cinese ospite in corso Garibaldi con il suo strumento del 1710, un’esperienza che celebra la tradizione musicale e liutaria della città

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

10 Dicembre 2025 - 05:11

Il violinista Ning Feng: «Il mio Strad qui è tornato a casa»

Ning Feng e Fabrizio Von Arx

CREMONA - «Portare il mio Stradivari del 1710 a Cremona è stato come chiudere un cerchio. Non riesco a trovare un’altra immagine che renda meglio la sensazione provata varcando la soglia di Casa Stradivari, sapendo che questo era lo spazio – forse proprio la stanza – in cui il mio strumento è stato immaginato, disegnato, creato», racconta il violinista cinese Ning Feng che suona il violino Stradivari del 1710 noto come ‘Vieuxtemps Hauser, grazie alla concessione di Premiere Performances of Hong Kong, e utilizza corde Thomastik-Infeld'. Feng ha incontrato gli allievi di Casa Stradivari, ma anche i maestri liutai cremonesi che non hanno voluto mancare l’opportunità di vedere da vicino lo Stradivari 1710, mai stato in città, se non quando il grande liutaio lo costruì.

«Ning Feng è un grandissimo musicista, vincitore del premio Paganini. Nel 2019 il Washington Post lo ha descritto come ’un meraviglioso interprete, dal suono morbido e naturale e da una sincerità emotiva’, mentre BBC Music Magazine, a proposito di una sua recente registrazione, ha scritto: ’la sua purezza timbrica argentea, l’intonazione impeccabile e la musicalità delicatamente seducente fanno sembrare la maggior parte degli altri violinisti decisamente faticosi al confronto’ — spiega Fabrizio Von Arx, direttore artistico di Casa Stradivari —. Feng ha provato gli strumenti dei ragazzi e per due giorni ha vissuto al primo piano, nell’appartamento dedicato agli artisti in residenza».

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Il violinista cinese Ning Feng ospite di Casa Stradivari nei giorni scorsi :

«Pavimento, silenzi, odori che mi sono sembrati trattenere ancora il respiro del maestro — spiega il virtuoso cinese— . Entravo e uscivo dalla casa con il violino in mano e ogni volta pensavo: sono tornato. Siamo tornati. Cremona, per me, non è soltanto il nome di una città: è una parola sacra, come mi ha detto Fabrizio. È l’inizio di tutto: dell’arte di costruire violini, suonarli, del comprenderli fino in fondo. Quando ho saputo che avrei avuto l’occasione di venire qui, di vivere nella casa del più grande liutaio della storia e di riportare con me uno dei suoi strumenti, ho sentito un’emozione difficile da contenere. Il 1710 non è semplicemente un violino antico: è un modo di respirare la musica, un frammento di memoria viva».

La tradizione liutaria è più che viva e l’ho capito provando gli strumenti di Alberto Luca Stella, di Louis Marin e degli altri giovani liutai del primo corso di alta formazione di Casa Stradivari. Mi hanno sorpreso davvero — afferma —. Quello che accade qui è unico: si ricongiungono le due metà dell’arte del violino. Noi musicisti suoniamo; i liutai costruiscono. Ma solo quando ci incontriamo nasce l’anima dello strumento. Parlare con Riccardo Bergonzi, Francesco Toto, Annamaria Menta, Davide Sora, Bernard Neuman, Giovanni Lazzaro è stato illuminante: osservare come guardano il legno, come ascoltano, come immaginano un timbro che ancora non esiste. Allo stesso tempo mostrare loro cosa chiedo, cosa sento, come risponde uno Stradivari antico.

«Questo scambio, fatto di domande, di tentativi, di ascolto reciproco, è il cuore della tradizione cremonese: la stessa che, secoli fa, fece nascere quei suoni irripetibili — commenta Von Arx —. È stato bello vedere i maestri cremonesi emozionarsi davanti allo Stradivari 1710, guardarlo, analizzarlo e al tempo stesso confrontarsi con Feng sul suono, sulle qualità acustiche. In questo senso credo che Casa Stradivari possa rappresentare un posto dove i liutai possono sentirsi a loro agio, incontrare musicisti e giovani colleghi. A questo, con sempre maggiore convinzione, stiamo lavorando tutti insieme».

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