L'ANALISI
02 Novembre 2025 - 05:15
CREMONA - Era fra i visitatori della fiera di Shanghai Music China, non si è presentato, ma non senza un pizzico di emozione ha provato alcuni strumenti dei liutai cremonesi in mostra. L’emozione è tutta nel cognome del giovane musicista e liutario anch’egli, Luca Natali Stradivari, pronipote del più grande liutaio di tutti i tempi di cui mantiene il cognome insieme a quello paterno. Lungo capello fluente, sguardo sveglio e vispo, naso importante, fisico longilineo, Luca Natali Stradivari liquida con poche parole che però aprono allo scorrere del tempo la sua parentela con il grande liutaio: «Sono la nona generazione da Antonio Stradivari».
Che effetto le ha fatto suonare violini made in Cremona, pensando di essere parte di questa tradizione secolare, riconosciuta dall’Unesco come bene immateriale dell’umanità?
«I violini made in Cremona sono i migliori del mondo. Ci sarà una ragione per la quale tutto il mondo viene a Cremona a studiare liuteria o a comprare i violini o ad avere i certificati di autenticità, giusto? La liuteria è una scienza che non è stata modificata troppo da 500 anni a questa parte (si prendono ancora come modelli Antonio, Amati e Guarneri), il ruolo di Cremona è quello di mantenere intatta questa tradizione promuovendola in tutto il mondo, come stiamo facendo alla grande».
E alle divisioni e polemiche che spesso attraversano il mondo della liuteria cremonese, la risposta del pronipote di Antonio Stradivari è più che chiara.
«Tutti i liutai a Cremona devono essere orgogliosi dei loro strumenti. È una tradizione che non verrà minacciata dalle nuove tecnologie né da chi ogni due o tre anni salta fuori da qualche angolo del mondo dicendo: ‘Abbiamo scoperto il segreto di Stradivari’, soltanto per cercare di vendere facilmente il suo prodotto».

Come mai ha deciso di trasferirsi a Shanghai?
«La Cina per me è un paese estremamente affascinante che ho esplorato profondamente nei modi antichi e nella cultura. Io da dieci anni a questa parte sono sempre andato in Cina per concerti (piano e violino), per vendere i miei strumenti e per promuovere in generale la cultura italiana che è ancora considerata come il faro del mondo. Come ultimo discendente di Antonio Stradivari, sono responsabile circa la tradizione che ho ereditato e che voglio condividere col mondo. Sono molto orgoglioso quando mostro ad esempio i miei violini e tengo le conferenze circa la liuteria italiana e cremonese».
Che cosa sta facendo ora?
«Dopo aver instaurato la mia accademia - Stradivari International Music Academy - a Santarcangelo di Romagna insieme al grande violoncellista Alberto Casadei, ho deciso verso la fine del Covid di trasferirmi a Shanghai, dove ho aperto un centro d’arte, promuovendo la musica e la liuteria italiana, invitando ed organizzando studenti cinesi a venire a studiare nei Conservatori italiani ed esportando in Cina ovviamente violini esclusivamente made in Cremona, la mia città».

Qual è la considerazione in Cina della tradizione liutaria italiana e cremonese in particolare?
«In Cina, i violini cremonesi sono considerati i migliori. Ma questo già al tempo di Galileo Galilei. Mi ricordo avevo letto una lettera che aveva scritto di suo pugno, perché anche Galileo chiedeva consiglio per comprare un violino per suo nipote, e come risposta, un esperto amico suo, gli scrisse: ‘I violini di Cremona sono più costosi degli altri ma la qualità è infinitamente migliore’. I cinesi hanno molto rispetto per l’Italia e la nostra cultura. Posso dire con certezza che l'Italia è il Paese che preferiscono in Europa. Tutto quello che dobbiamo fare noi è di non dimenticare il prestigio che abbiamo come italiani e custodire la nostra bellezza offrendo un Paese di ricche meraviglie. Tengo core italiano».
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