L'ANALISI
02 Dicembre 2025 - 20:59
Il tribunale di Cremona
TORRE DE' PICENARDI - La Cassazione «rigetta i ricorsi». E mette una pietra tombale sulla condanna a 3 anni per Yevheniia ‘Eugenia’ Slobodyska, ucraina, e a 2 anni e 6 mesi per suo marito Aldo Di Marco, siciliano, ex militare dell’Esercito, entrambi accusati di circonvenzione di incapace di Franca Lombardi, classe 1925, morta nel 2019.
Dal 2014, Eugenia era la badante dell’ultranovantenne. Dal 2017 Franca era affetta da una malattia di degenerazione cognitiva che si evolverà fino alla sua morte. Sono gli anni in cui badante e marito spendono i soldi della pensionata nei ristoranti, nei negozi e nei centri commerciali del Bresciano. La badante si farà anche nominare erede universale in un testamento poi impugnato. Insomma Eugenia e marito «faranno una bella vita» con i soldi dell’anziana Franca.
Nel primo processo a Cremona badante e marito erano stati condannati anche a risarcire con 3mila euro (provvisionale) a testa i cugini di Franca: le anziane sorelle Aleana e Biancamaria Frattini, parti civili con gli avvocati Giulia Zambelloni e Maria Teresa Pagliari, Pierfrancesco e Mariangela Maddalena, parti civili con l’avvocato Alessio Romanelli.
La storia. L’anziana Franca scrive il testamento per tempo, lo mette sotto chiave, nel cassetto della scrivania in salotto. È lungo e dettagliato. Rimasta vedova e dopo aver versato lacrime anche per la morte del suo unico figlio (era celibe), il suo cospicuo patrimonio — 472.007 euro depositati sul conto aperto alla Bpm, più gli investimenti in titoli per 56.909 euro — lo suddivide fra i cugini. Per sua volontà, 180mila euro erano destinati alla coppia che si sarebbe occupata della sua amata Mila: un incrocio di pastore tedesco. E poi c’erano i legati alla parrocchia e alle suore di Torre de’ Picenardi.
Il 27 ottobre del 2019 l’anziana Franca muore, il testamento sparisce. In casa non c’è. Ne spunta un altro: tre righe in tutto, in cui la 95enne nomina erede universale la badante. Negli anni della malattia, per l’accusa Eugenia e marito accompagnano in banca Franca a prelevare «somme notevolmente superiori alle esigenze della signora»; con il bancomat di Franca prelevano contante e spendono. Tra ottobre e dicembre del 2018, vengono prelevati 11mila euro. Altri 32mila euro, badante e marito provano a farseli dare in banca. «È il regalo di nozze che ci fa la signora». Ma in banca alzano le antenne. I familiari non si sono mai intromessi nella gestione del patrimonio di Franca. La maggior parte dei pagamenti avveniva con domiciliazione bancaria, ad eccezione della paga alla badante e delle spese ordinarie. E, comunque, tutti si fidano di Eugenia. I cugini sapevano che Franca aveva redatto un testamento olografo. Il suo desiderio? Che sulla sua tomba ci fosse la statua di un angelo. Quattro giorni dopo la sua morte Franca, la badante cambiò la serratura di casa.
Si dicono «soddisfatti dell’esito processuale» gli avvocati delle parti civili, Mariateresa Pagliari, Giulia Zambelloni e Alessio Romanelli: «Siamo sempre stati convinti della bontà della decisione dei giudici di merito, così come siamo sempre stati convinti della correttezza delle motivazioni delle sentenze del Tribunale di Cremona e della Corte d’appello di Brescia sotto il profilo giuridico e logico. La Suprema Corte di Cassazione, rigettando i ricorsi degli imputati, ha messo la parola fine al procedimento penale. La sentenza d’appello, che aveva nella sostanza confermato quella di primo grado, è ora definitiva, come definitivo è l’accertamento del fatto di reato». L’anziana Franca «è stata, purtroppo, vittima del delitto di circonvenzione di incapace posto in essere dagli imputati».
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