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IL PROCESSO

'Circonvenzione d'incapace', confermata la sentenza di condanna all'ex badante e al marito

A Eugenia, che nel testamento di Franca Lombardi, classe 1925 scomparsa nel 2019, si fece nominare erede universale, 3 anni di reclusione, al coniuge 2 anni e 6 mesi

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

23 Novembre 2024 - 08:44

'Circonvenzione d'incapace', confermata la sentenza di condanna all'ex badante e al marito

TORRE DE' PICENARDI - Circonvenzione di incapace: la Corte d’appello di Brescia ha confermato la sentenza di condanna a 3 anni di reclusione per Yevheniia ‘Eugenia’ Slobodyska, ucraina, a 2 anni e 6 mesi rispetto ai 3 inflitti nel primo processo, per il marito Aldo Di Marco, siciliano di Paternò, casa a Montichiari (Brescia), Eugenia ex badante di Franca Lombardi, classe 1925, che nel testamento si fece nominare erede universale, il marito militare in pensione.

Nel primo processo marito e moglie erano stati condannati anche a risarcire con una provvisionale di 3 mila euro ciascuno, i cugini dell’anziana Franca, scomparsa nel 2019.

Si tratta delle anziane sorelle Aleana e Biancamaria Frattini, assistite dagli avvocati Giulia Zambelloni e Maria Teresa Pagliari, e di Pierfrancesco e Mariangela Maddalena, assistiti dall’avvocato Alessio Romanelli subentrati nel processo al cugino don Carlo Bosio nel frattempo deceduto.

avvocati

Gli avvocati Maria Teresa Pagliari, Giulia Zambelloni e Alessio Romanelli

L’anziana Franca il suo testamento lo scrisse per tempo, chiuso a chiave nel cassetto della scrivania in salotto. Era lungo e dettagliato. Rimasta vedova e dopo aver pianto anche la morte dell’unico figlio che non si è mai sposato, il suo cospicuo patrimonio ­ 472.007 euro depositati sul conto aperto alla Bpm, più gli investimenti in titoli per 56.909 euro ­ lo suddivise fra i cugini. Per sua volontà, 180mila euro sarebbero invece andati alla coppia che si sarebbe occupata della sua amata Mila: un incrocio di pastore tedesco che, nonostante la stazza, lei chiamava «la mia cagnolina». E poi c’erano i legati alla parrocchia e alle suore di Torre de’ Picenardi.

Quando il 27 ottobre del 2019 Franca Lombardi è spirata, il testamento non si è più trovato. Non era in casa, infruttuosa è stata la ricerca eseguita attraverso il Collegio notarile di Cremona. Ma di testamento ne è spuntato un altro: tre righe in tutto, in cui la 95enne - già dall’agosto del 2017 affetta da una malattia di degenerazione cognitiva, nominò erede universale la badante Eugenia. Il testamento è stato impugnato. In proposito, il 28 novembre si svolgerà l’udienza del processo civile ormai giunto in fase conclusiva.

Natali a Torre de’ Picenardi, negli anni ‘60-‘70 la signora Lombardi lavorò alla Feltrinelli, poi seguì il marito prima a Torino, quindi a Lecce. Rimasta vedova il 2 novembre del 2009, decise di vendere la casa in Puglia e di tornare a Torre.

Donna dal «carattere forte», l’anziana, finché, nell’agosto del 2017 la malattia degenerativa cominciò a manifestarsi per poi evolversi sino alla sua morte. Sono gli anni in cui, secondo l’accusa, la badante Eugenia e il marito Aldo l’accompagnarono in banca a prelevare «somme notevolmente superiori alle esigenze della signora». Sono gli anni in cui, secondo l’accusa, badante e marito con la carta bancomat della signora Franca prelevarono altro contante speso in ristoranti, in negozi e centri commerciali del Bresciano, zona «inaccessibile» all’anziana viste le sue condizioni di salute. Storia di 11 mila euro prelevati in tre mesi, tra ottobre e dicembre 2018. E, poi, ci sono 32 mila euro che Eugenia e marito tentarono di farsi dare in banca. La scusa? «È il regalo di nozze che ci fa la signora», ma in banca alzarono le antenne e non autorizzarono l’operazione. Dal 2014, Eugenia cominciò a prendersi cura dell’anziana. La cugina Aleana andava spesso a trovarla. Don Carlo con il nipote Pierfrancesco (cugino di secondo grado) le faceva visita almeno tre volte alla settimana e ogni domenica per sincerarsi delle sue condizioni di salute e delle sue necessità. Nessuno dei familiari si era mai intromesso nella gestione del patrimonio di Franca. Anche perché la maggior parte dei pagamenti avveniva attraverso la domiciliazione bancaria, ad eccezione del compenso alla badante e delle spese ordinarie. Nessuno di loro aveva mai chiesto la delega ad operare sul conto corrente della cugina, né di guardare gli estratti conto o la documentazione fiscale. Non vi era motivo: tutti si fidavano della badante. I cugini sapevano che Franca aveva redatto un testamento olografo. A Pierfrancesco, nipote del sacerdote, lo aveva letto, ad altri parenti aveva anticipato il contenuto a parole. Le sue estati a Torre, l’anziana Franca le trascorreva a giocare a carte nel giardino di casa con le amiche. «Giocava a carte, veniva in giardino con la badante Eugenia, poi due anni prima di morire ha cominciato a perdersi, si confondeva, non ricordava certe cose. A carte giocava la sua badante, lei rimaneva seduta lì, ci guardava, leggeva il giornale, non interagiva con noi», aveva detto l’amica Nadia. Lo psichiatra Giampaolo Bonetti, consulente dell’avvocato Pagliari, nel primo processo a Cremona aveva spiegato che «le malattie neuro degenerative sono patologie a lenta evoluzione», ma che nel 2018, «alla luce del carteggio clinico», l’ultranovantenne Franca «era facilmente circonvenibile». Il 27 ottobre del 2019, l’anziana spirò. Il suo desiderio? Che sulla sua tomba ci fosse la statua di un angelo. Quattro giorni dopo la morte, la badante cambiò la serratura di casa.

«Sono soddisfatta della sentenza - ha dichiarato l’avvocato Pagliari —. È evidente che le somme prelevate sono ingentissime. Come poteva una signora anziana prelevare 5mila euro al mese, quando aveva tutte le utenze domestiche, le tasse, le imposte pagate e la casa di proprietà? Cosa ne faceva di 5mila euro al mese? Gli imputati hanno fatto spese ovunque, nei negozi. La domenica, giorno di libertà della badante, andavano sempre a pranzo al ristorante. La povera signora aveva il bancomat, ma non aveva più il codice pin. La badante l’aveva accompagnata in banca per chiedere una nuova tessera che usava lei».

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