L'ANALISI
CREMONA. NELLE AULE DI GIUSTIZIA
26 Novembre 2025 - 21:27
CREMONA - Dal Tribunale di Varese si è videocollegato con l’aula penale di Cremona il general manager di Ocean Overseas Srl, colosso nel settore degli elettrodomestici, testimone del pm al processo per riciclaggio a carico di un cremonese, nel 2017 amministratore delegato della Aspide, impresa di pulizie con sede a Ferentino (Frosinone).
Di mezzo c’è l’acquisto di un immobile all’asta giudiziaria pagato 53.555 euro, soldi in parte provento di una truffa informatica da 195mila dollari messa a segno da ignoti ai danni del colonnello dell’esercito Onu di stanza in Ghana, otto anni fa in trattative d’affari con Ocean Overseas.
Ghana, Varese, Parma: sono le coordinate geografiche dei 195mila dollari (più di 182mila euro) destinati all’Ocean di Varese dai militari dell’Esercito del Ghana per la fornitura di frigoriferi, congelatori e cucine. Peccato che quel denaro non sia mai arrivato sul conto corrente di Ocean.
Nelle trattative tra il colosso di Varese e il colonnello dell’Onu, si infilarono dei truffatori che fecero dirottare il denaro sul conto di Aspide acceso presso la Banca Popolare di Vicenza, filiale di Parma. Ne era titolare l’imputato, difeso dagli avvocati Luca Curatti e Giuliana De Nicola.
Con i soldi dei militari non fu solo pagata la casa comperata all’asta giudiziaria nel Cremonese. Dal conto di Aspide partirono bonifici come i 65mila euro versati a una società che vende arredi. C’è, poi, l’assegno circolare da 10mila euro staccato al figlio dell’imputato. E tre prelevi per un totale di 11.500 euro fatti dalla successiva ad di Aspide. Il conto fu svuotato in 21 giorni.
«In un rapporto decennale con i battaglioni dell’Esercito», il general manager di Ocean ha spiegato la prassi. «I Battaglioni sono composti da militari che, attraverso un intermediario, raccoglievano gli ordinativi. Noi mandavamo il nostro listino prezzi, emettevamo il pro-forma, il pagamento anticipato, poi spedivamo». Il tempo passa, i soldi non arrivano. La telefonata. «Ci dissero che i soldi erano partiti, ma noi non li avevamo ricevuti. Quando abbiamo capito che c’era qualcosa che non andava, siamo andati alla Polizia postale di Varese a denunciare l’accaduto. Poi, dalla Polizia postale abbiamo saputo che i soldi erano stati accreditati sul conto corrente di un’altra società con un conto corrente diverso dal nostro. La società beneficiaria del bonifico era un’impresa che si occupava di pulizie, niente a che vedere con il nostro business. Non so chi abbia fatto il bonifico all’Aspide». Da «cittadino italiano, questo resta un mistero». Da general manager, «potete immaginare l’imbarazzo che si creò: i militari del Ghana avevano messo i soldi e la merce non arrivava. Certo che abbiamo cercato il contatto con il colonnello. Hanno mandato un emissario dal ministero dell’Esercito o della Difesa. Lo abbiamo accolto, gli abbiamo messo a disposizione tutto il nostro supporto per difendere i loro diritti. Se qualcuno via email si spacciò per il colonnello e cercò di rassicurarmi? Non lo ricordo».
L’imputato si difenderà il 16 dicembre.
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