L'ANALISI
25 Novembre 2025 - 19:52
CREMONA - Il pm: «Vuole rendere l’esame?». «Certo», risponde l’imputato, un omone di 65 anni, architetto, ex funzionario nel Comune di un paese del centro Italia. È a Cremona per difendersi dall’accusa di violenza sessuale. La vittima con cui ha avuto rapporti D/s, dominante-sottomessa, aveva 14 anni, all’epoca dei fatti: il 2021. Una conoscenza virtuale, all’inizio, su Omegle, piattaforma di chat sessuale anonima.
Poi, «dai colloqui che facevamo è venuto fuori che queste ‘cose dobbiamo metterle in pratica, perché danno soddisfazioni ad entrambi’». Le ‘hanno messe in pratica’ nei due incontri del 12 maggio e del 7 giugno 2021, a Cremona, nelle camere di strutture ricettive. La madre della giovanissima lo ha poi scoperto. La denuncia, l’indagine dei carabinieri che a casa dell’uomo hanno sequestrato «dispositivi telefonici, chiavetta Usb, tablet». E fotografato «materiale sadomaso».
Oggi. L’imputato racconta i retroscena della conoscenza «all’inizio casuale» sulla piattaforma che metteva in relazione persone «a seconda dei tag», delle parole di ricerca: ‘dominatore sottomessa’. Un passo indietro. Ad aprile, in aula la ragazza aveva fatto verbalizzare: «Il sito permetteva di selezionare una categoria, io avevo scelto Bdsm (bondage, dominazione sottomissione e masochismo). Cercavo un partner dominante, pensavo che dall’altra parte ci fosse un ragazzo di 18-20 anni. Gli ho detto subito di avere 14 anni, lui all’inizio non mi ha voluto dire la sua età, l’ho saputa dopo».
Oggi. «Vi siete comunicati subito la vostra età?», rilancia all’imputato l’avvocato che lo difende. «No, sono venute fuori con il tempo». L’uomo spiega: «Si parlava esclusivamente di come ognuno vedeva questo rapporto dominante-sottomessa, le esperienze avute. Questo per avere più punti di contatto rispetto a questo argomento. Lei mi parlò delle sue ‘esperienze’ anche per verificare se erano compatibili con le mie necessità, le mie espressioni di sessualità».
La «relazione telematica» - che poi «si sposta su un’altra piattaforma: Kick; lei mi ha dato il suo nick-name con cui si era iscritta» — inizia ad agosto del 2020, va avanti sino all’estate 2021. «Non quotidiana. C’è stata una interruzione, a gennaio-febbraio 2021. Avevamo smesso di chattare, però dopo qualche giorno abbiamo ricominciato. Ci chiamavano esclusivamente per le soddisfazioni sessuali». L’iniziativa di incontrarsi «salta fuori parlando».
Un passo indietro. La madre della ragazzina al processo ha raccontato: «Avevo già guardato il telefono di mia figlia, ho trovato chat molto strane. Dall’iPad, mentre lei era a scuola, vedevo che lui le chiedeva foto. In una, c’era mia figlia mezza nuda. Le mandava messaggi pesanti, le diceva che era il suo padrone, il suo dominatore, che non aveva mai avuto delle sottomesse come lei e che sarebbe stata punita se non gli avesse inviato foto».
Scoperta l’età «l’ho chiamato, gli ho detto di smetterla, che doveva vergognarsi, che se voleva giocare, doveva farlo con un adulto. Eppure, mia figlia continuava a difenderlo a spada tratta. Non aveva rapporti con suo padre, siamo separati, lei viveva con me. Stava cercando una figura paterna, poi si è accorta che in quella persona di paterno non c’era nulla».
Oggi. «Se mi ha mai parlato del rapporto con il padre? Non mi interessava, non era un problema mio. È venuto fuori casualmente in una videochiamata. ‘Dove stai?’ ‘È la cameretta a casa di mio padre’. Viene fuori il discorso che dopo la separazione, lei frequentava abitualmente il padre. Non c’era motivo di entrare più nello specifico. Può essere che io le abbia chiesto di non denunciarmi. Quando mi sono reso conto dell’età effettiva, dopo un po’ di conversazioni, non subito».
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