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CREMONA

Ex marito violento condannato a 5 anni per maltrattamenti

Il Tribunale ha emesso la sentenza a carico di un 38enne indiano, che per otto anni ha aggredito la moglie con percosse e minacce, infliggendo traumi anche ai bambini presenti

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

25 Novembre 2025 - 17:38

Violenza domestica, ex marito condannato a 5 anni per maltrattamenti

Il tribunale di Cremona

CREMONA - Una mamma che scappa di casa, corre per strada con i suoi bambini. Sul volto ha il segno delle percosse, in camera il marito le ha appena fatto a pezzi i vestiti. Giugno 2024. È l’ultima lite, È l’ultima immagine di una giovane madre sulla quale - per otto anni - il marito ha alzato le mani.

Per otto anni, lui, indiano 38enne con il vizio di drogarsi, l’ha abitualmente presa a ceffoni e calci. L’ha insultata davanti ai figli, l’ha minacciata. Ha minacciato, anche, di dare fuoco alla casa. «Ha aperto il gas, sono svenuta».

Accusato di maltrattamenti aggravati, perché commessi davanti ai bambini, l’ex marito è stato condannato a 5 anni di reclusione, contro i 3 anni e 6 mesi chiesti dal pm. E a risarcire l’ex moglie con 10mila euro (provvisionale). La sentenza arriva oggi, 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, come Maria (nome di fantasia).

«Tengo a sottolineare l’aggravante dei maltrattamenti commessi davanti ai figli. È una componente importante. I bambini erano sempre presenti».

In una occasione, il più grande si è messo in mezzo tra mamma e papà. Colpito dal padre, è finito sul divano. L’avvocato di parte civile, Elena Guerreschi, è presidente di Aida, il centro che aiuta le donne a uscire dalla spirale della violenza. Tra le vittime c’è anche la giovane mamma indiana.

L’avvocato parla di «privazione della libertà», del «non vivere in modo libero e sereno». Oltre alla violenza fisica, la conseguenza, purtroppo comune a molte situazioni così, è che la mia assistita ha dovuto abbandonare la casa, il territorio, il suo lavoro. È stata allontanata da tutto, ha dovuto ricominciare da capo la vita, da più di un anno non ha ancora completato il suo percorso di integrazione.

L’ex marito è in aula, è la prima volta che si presenta. Il 28 ottobre c’era l’ex moglie. “La parte offesa ha raccontato solo alcuni degli episodi, quelli che le sono rimasti impressi nella memoria”, dice il pm Francesco Messina.

Le nozze in India, «ma prima di arrivare in Italia, nel 2016, anche in India mi ha picchiato», aveva detto la vittima. In Italia è andata peggio. «Continue liti, perché non volevo che si drogasse».

Nell’autunno del 2022, «mi ha strappato i capelli, mi ha dato calci, mi sono rannicchiata, lui ha aperto la manopola del gas e io ho perso conoscenza. Quando mi sono svegliata, il gas era spento, lui era uscito”.

Nell’estate del 2023, il marito la colpisce a calci e pugni, la tiene segregata in casa «una settimana». Lei ha il sangue che le cola dal naso e dalla bocca, la schiena è blu. Ottobre del 2023, il marito è in casa, si sta drogando, lei gli dice di andare a drogarsi fuori. «Mi ha colpito alla schiena con i calci». E, poi, «dovevo sempre chiedergli il permesso».

L’ultima violenza è storia di giugno del 2024, quando la moglie esce di casa di corsa, con i bambini. Arrivano i carabinieri, li ha chiamato un’amica. «I carabinieri - ricorda il pm - arrivano sul posto, vedono la parte offesa correre in strada con i due figli. Vedono l’imputato, è molto agitato, lo bloccano, cercano di calmarlo. Lei presentava segni di percosse».

La moglie riferisce ai militari che il marito «la picchiava da diverso tempo». La donna viene portata al Pronto soccorso: una settimana di ricovero. Nei confronti del marito viene firmato il divieto di allontanarsi dalla casa coniugale, mentre lei «ancora si trova in una struttura protetta con i figli».

Il racconto della vittima è «dettagliato, circostanziato, preciso, privo di incongruenze e contraddizioni», sottolinea il pm, che dell’ex coniuge violento dice: «Non ha mai partecipato al processo, non è venuto a difendersi».

Alle 14.10, il collegio esce dalla camera di consiglio. Entro 60 giorni sarà depositata la motivazione della sentenza di condanna a 5 anni di reclusione.

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