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CASALBUTTANO

Barista accusato di minacce: arriva l’assoluzione dopo la lite con il comandante

La decisione del giudice azzera l’ultima contestazione a carico dell’ex gestore, già protagonista di un gesto riparatorio per le offese rivolte all’agente

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

20 Novembre 2025 - 15:29

Barista accusato di minacce: arriva l’assoluzione dopo la lite con il comandante

Il tribunale di Cremona

CASALBUTTANO - Per avergli dato del ‘pappagallo’ e del ‘cretino’ (in dialetto), si era già scusato con Luciano Baccanti, comandante della Polizia Locale di Casalbuttano ed Uniti e Corte de’ Cortesi con Cignone. La lettera di scuse e i 500 euro versati al Comando, hanno cancellato l’oltraggio al pubblico ufficiale, ‘reato estinto per comportamento riparatorio’. Oggi l’ex titolare del bar ‘El Socio’ è stato assolto dall’altra accusa: di aver minacciato il comandante Baccanti con le frasi: ‘Ti spezzo le gambe, se mi fai chiudere, ti tiro sotto con la mia macchina perché io devo lavorare’. Assolto ‘perché il fatto non sussiste’. Il pm onorario aveva chiesto di condannarlo a 4 mesi con le attenuanti generiche.

Il fatto è storia del pomeriggio del 5 novembre 2020, giovedì, in piena pandemia da Covid. Il 25 ottobre, l’ex premier, Giuseppe Conte, aveva dato il via libera a un ‘lockdown soft’, firmando il Dpcm valido fino al 24 novembre: bar aperti sino alle 18.

Bisogna calarsi nel contesto”. Nel difendersi, il barista ha raccontato il contesto. Quel pomeriggio, il comandante Baccanti e una collega erano in giro con l’auto di servizio per i controlli. Alle 17.50, sono passati davanti a ‘El Socio’. “Fuori dal locale c’erano 7-8 persone, altrettante all’interno, stavano consumando, io e la collega abbiamo fatto presente che alle 18 si doveva chiudere”, aveva fatto verbalizzare Baccanti, la scorsa udienza. Con l’auto di servizio, comandante e collega ripasseranno davanti al locale “alle 18.15”.

Il barista oggi ha raccontato che “la serranda era quasi tutta giù. I clienti erano all’esterno, nel plateatico, li servivo da una finestrella. Ho fatto l’ultimo giro. Alle 18 non avevo chiuso, perché mi dovevano ancora pagare. Il comandante è arrivato”. “Si è chinato e, come un fulmine, è entrato”, ha poi arringato l’avvocato Cesare Grazioli.

Il barista: “Il comandante mi ha detto: ‘Adesso ti faccio chiudere per 40 giorni’. E in tempo di restrizioni, 40 giorni di serranda abbassata avrebbero pesato sulle casse del locale. Il barista ha rincorso il comandante: ‘Pappagallo, cretino, se mi fai chiudere, ti tiro sotto con la macchina, perché io devo lavorare’.

“In questo contesto, lo stato d’animo del mio assistito è da comprendere. La frase riportata nel capo di imputazione non aveva la portata di intimorire il comandante”, ha rimarcato il difensore, ricordando, anche, che il barista “aveva pagato la sanzione”. “Tra l’altro, io non avevo neanche la macchina. Oggi ce l’ho”, ha precisato l’ex titolare del locale.

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