L'ANALISI
18 Novembre 2025 - 21:55
CREMONA - La coppia di imprenditori, il macellaio in pensione, un’intera famiglia. Risparmiatori allettati dal fidato consulente finanziario, a iniettare capitale nella startup lanciata, nel 2017, da Alberto Giovannini, Alberto Gelato. Macchinari innovativi, roba di qualità. Investitori traditi, che in quella sturtup ci hanno rimesso il capitale, soprattutto furiosi con il fidato consulente finanziario che fece da collante con ‘il re dei gelati’.
Il pm Andrea Figoni, oggi li ha chiamati a testimoniare al processo a carico di Giovannini, l’imprenditore da metà marzo del 2024 ai domiciliari, accusato (con altri) di bancarotta fraudolenta della Argonice, srl che aveva sede in via del Sale e di cui è stato, sin dalla costituzione, socio e amministratore unico, poi amministratore di fatto. Srl dichiarata fallita il 29 giugno del 2022. E, per la Guardia di finanza, svuotata in danno dei creditori: dalle casse sarebbero stati distratti 2,182 milioni di euro. Nell’80%, per l’accusa, si tratta di cospicui finanziamenti ottenuti da quattro banche e garantiti dal Mediocredito centrale per la startup che produceva e commercializzava gelati con una macchina innovativa. Secondo le Fiamme gialle, dalle casse della Argonice, 1 milione e 873mila euro sarebbero stati trasferiti alla EV04, srl: Giovannini ne è stato amministratore unico da febbraio 2009 a metà dicembre 2021. Per l’accusa, parte del denaro sarebbe invece stata distratta in favore dello stesso Giovannini e degli altri ex soci (coimputati). ‘Alberto Gelato’ non vede l’ora di difendersi, il 10 febbraio. Promette battaglia. Intanto oggi hanno parlato gli investitori tirati dentro nell’affaire sturtup.
Marito e moglie: «Agli inizi del 2017, un nostro caro amico, iscritto all’albo unico dei consulenti finanziari, uno che sapeva il fatto suo, ci ha illustrato l’investimento in favore di una società», la Argonice. Il marito ci ha messo 10mila euro di capitale, la moglie 30mila. Finché le cedole sono state staccate, tutto bene. Ma quando la coppia ha chiesto l’integrale rimborso del capitale dato in finanziamento, sorprese a pioggia. «Giovannini ci ha mandato una raccomandata: ci informava che in quel momento la società non era in grado di rimborsare la quota, in quanto l’azienda era impegnata nello sviluppo internazionale del prodotto. Da febbraio 2020 la Argonice non ha più corrisposto gli interessi contrattualmente previsti».
Di sorpresa in sorpresa, «il 2 giugno 2020, Giovannini ci ha mandato una Pec». Li informava che «il 24 febbraio del 2020» la società era passata di mano, «acquistata da un fondo olandese di investimenti (Capitali & Idee B.V.) con sede legale ad Amsterdam». Il fondo «aveva rilevato tutte le quote di capitale e la relativa amministrazione». Referente, «il dottor Koster». Contattato, «Koster ci ha detto che non era vero nulla, che tutta l’operazione era solo un passaggio di società per frodare. Abbiamo saputo del fallimento dell’Argonice. Abbiamo cercato di contattare più volte sia il consulente finanziario sia Giovannini. Nulla. Nel 2021 abbiamo fatto la querela: ci siamo sentiti truffati».
Come l’altra teste: «Avevo il sospetto di essere stata truffata, poi è uscita la notizia sul giornale (l’arresto di Giovannini, ndr) e ho capito che era così. Nel 2018 mi era stato proposto un investimento dal consulente finanziario. Sembrava un investimento tranquillo, per 5-7 anni, con cedolino. Io ho investito 10mila euro, la mia famiglia 40mila. Circa 300 euro di interessi al mese. Per circa un anno abbiamo ricevuto il cedolino, poi più nulla. Il promotore finanziario ha preso tempo, ha detto che si stavano fondendo con una holding, che le cose sarebbero tornate come prima. Ci fidavamo. Dopo un paio di anni, dovevamo ristrutturare casa, abbiamo chiesto di disinvestire».
Capitale evaporato. Le querele per truffa sono state archiviate. «Ciò di cui si è discusso non ha a che fare con il capo di imputazione», hanno commentato gli avvocati Gian Andrea Balzarini e Massimo Nicoli.
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