L'ANALISI
18 Novembre 2025 - 20:59
CREMONA - «Mio marito si arrabbiava così tanto, perché non rimanevo incinta. Mi costringeva, contro la mia volontà, ad avere rapporti sessuali completi. Non mi andava, ma dovevo acconsentire. Gli dicevo che non stavo bene, che non volevo, ma lui mi diceva che dovevo farlo, perché non rimanevo incinta. ‘Dobbiamo avere figli’. Non mi prendeva con la forza, ma ero obbligata, perché non rimanevo incinta».
Aula penale. Davanti al collegio c’è una giovane donna, il capo avvolto nel velo. Ha 24 anni, è nata in Italia da genitori egiziani, non parla l'italiano, perché le scuole le ha fatte nel suo paese di origine. Lì, il 24 luglio del 2021, si è sposata con un connazionale, dopo tre anni di fidanzamento «senza averlo conosciuto: il matrimonio è stato combinato dalle famiglie». Qui, il 23 dicembre del 2023, ha denunciato il marito, oggi 30enne, per averla maltrattata e per violenza sessuale.
Sposo irascibile, a sentire lei, parte civile, perché non riusciva a renderlo padre, «l'ossessione» di lui. Dopo le nozze, gli sposi sono volati a Cremona, lui bergamino, lei a casa. «La maggior parte del tempo non andavamo d’accordo. Lui ha detto delle cose alla gente, su Facebook ha scritto che mentre eravamo sposati, io avevo una relazione extraconiugale e che lo avevo denunciato per stupro».
«Che cosa succedeva in casa? È stata picchiata?» Il pm Andrea Figoni vuole capire. Lei si blocca: «Ho paura che venga registrato tutto quello che sto dicendo». Il presidente interviene: «Lei è qua, ha fatto una denuncia, deve dire». Lei dice. «Sei, sette mesi dopo il matrimonio sono rimasta incinta, poi ho avuto un aborto spontaneo».
A giugno del 2022, durante una visita di controllo dal ginecologo, la sposa scopre di portare in grembo «un feto morto da tre settimane; mi è stato fatto il raschiamento. Il medico mi ha prescritto di non cercare una gravidanza, altrimenti avrei avuto un altro aborto. Lui non ha accettato, mi ha vietato di prendere le pillole anticoncezionali».
Attraverso l’interprete, la giovane racconta delle liti, anche durante il viaggio di nozze («soffrivo d'asma, mi ha messo un cuscino in faccia»), di quando lui un giorno è rincasato da una serata con gli amici: «Urlava: “Voglio che resti incinta, mi manca qualcosa”». Parla di oggetti lanciati, di insulti («Maleducata, sporca»). Parla di percosse, ma agli atti non c’è un referto medico. «In ospedale non sono mai andata, perché non parlavo l'italiano e nessuno mi portava». La giovane spiega che il marito l’aveva iscritta a un corso di italiano, «ma mi ha accompagnata poche volte».
Difeso dall’avvocato Stefania Colombi, l’uomo ascolta una verità che respinge quella della donna «di cui ero innamorato e che mi ha spaccato il cuore», dirà fuori udienza. Il 24 febbraio, parlerà lui. «Né maltrattamenti né violenza sessuale. Il mio assistito non ha scelto riti alternativi, vuole affrontare il processo, perché è innocente. Ribadirà la sua innocenza. Lui aveva fatto di tutto per farla integrare, è stato il primo a farla studiare», dice l’avvocato Colombi, che punta a dimostrare la «non credibilità» della 25enne.
La coppia è divorziata. In Egitto, lei aveva chiesto «il divorzio per danni, ma i danni non le sono stati riconosciuti. Tutti i mesi lui le passa i soldi». Quanti, lei non lo sa. «Lo sa mio padre». La giovane vive con i genitori in un’altra città.
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