L'ANALISI
17 Novembre 2025 - 23:00
CREMONA - «Uno di loro mi ha dato una martellata sulla testa da dietro, gli altri mi hanno colpito con dei bastoni e delle mazze sulla testa e su un braccio. Ho visto che un altro aveva in mano un braccialetto di ferro. È stata una violenza inaudita».
A raccontare la violenza inaudita, ieri in aula, è stato un 25enne indiano, il 23 novembre di due anni fa finito in ospedale con la frattura scomposta dell’ulna e un trauma cranico: 81 giorni di prognosi. Sceso alla stazione (era arrivato a Cremona da Casalbuttano) con due amici, il 25enne aveva raggiunto il parcheggio del CremonaPo.
Qui, verso le due del pomeriggio, era stato aggredito da alcuni connazionali sbucati da una siepe. Tre di loro (hanno tra i 22 e i 29 anni) sono a processo per tentato omicidio: li difendono gli avvocati Cesare Grazioli, Alessandro Vezzoni e Michele Barrilà. Un quarto imputato, processato a giugno con il rito abbreviato, era stato condannato a 3 anni e 2 mesi di reclusione e a risarcire con 10mila euro (provvisionale) la vittima, che è parte civile con l’avvocato Sonia Tonoli del Foro di Piacenza.
Il giovane ha ricordato di essere stato colto di sorpresa alle spalle dal primo colpo che gli era stato sferrato. «Non sono caduto, ma per la botta mi sono piegato in avanti. Ho cercato di scappare, ma sono stato inseguito e colpito nuovamente». E minacciato: «Questa volta ti abbiamo solo fatto a pezzi, la prossima volta ti ammazziamo».
Secondo la Squadra mobile, si era trattato di una vera e propria spedizione punitiva, un atto premeditato. Dalla descrizione fornita dalla vittima, dalle immagini delle telecamere del CremonaPo e della stazione, i poliziotti avevano accertato che alcuni degli indiani protagonisti del pestaggio erano sullo stesso treno e avevano fatto lo stesso tragitto per raggiungere il centro commerciale.
La vittima ha riferito di conoscere solo un imputato, suo coinquilino e collega di lavoro in una cooperativa agricola. All’epoca, il 25enne aveva spiegato agli inquirenti di essersi lamentato del connazionale, «spesso ubriaco e molesto». Il datore di lavoro lo aveva trasferito.
Prossima udienza il 14 aprile.
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