L'ANALISI
NELLE AULE DI GIUSTIZIA
11 Novembre 2025 - 19:21
CREMONA - Tre pagine di dichiarazioni spontanee scritte a mano, consegnate dal capofamiglia, Paolo Taino ai giudici, insieme alle memorie di un’altra imputata. Nessuna dichiarazione e nessuna domanda per il resto degli imputati.
È quanto accaduto oggi nel corso della nuova udienza del processo intentato ad alcuni membri della famiglia Taino, per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di auto, prima rubate e poi ‘cannibalizzate’, secondo l’accusa, nel magazzino della Padana Ricambi di Robecco d’Oglio. Per l’accusa, le scocche e i pezzi venivano poi trasferiti alla Nuova Autodemolizione di Gadesco Pieve Delmona, dove le prime erano pressate e smaltite come rottame; i ricambi, invece, sarebbero finiti nell’ex stabilimento Citman di Pontevico, per essere infine rivenduti.
Il processo, che vede alla sbarra Taino e i due figli difesi dall’avvocato Luca Curatti, riguarda il presunto giro smantellato nel 2021 con l’operazione ‘Donkey’, che aveva portato all’arresto di 12 persone. Secondo l’accusa, la famiglia avrebbe ricettato e riciclato 131 autovetture e 111 motori tra il 2018 e il 2020, per un guadagno illecito di circa 4 milioni di euro.
L’indagine era partita da una determinante intercettazione ambientale, come emerso nelle precedenti udienze. In una conversazione uno degli indagati confidava a un collega che i carabinieri non erano riusciti a trovare il deposito dei motori, rivelando la posizione proprio nell’ex Citman. Un sopralluogo confermò tutto: in uno stabilimento in disuso, ma con un lucchetto nuovo al cancello, i militari trovarono i 111 motori allineati lungo le pareti, insieme a un’Audi A6 di recente produzione e a un vasto assortimento di componenti. Il processo continuerà con l’udienza del 3 marzo prossimo.
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