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CREMONA. NELLE AULE DI GIUSTIZIA

Estorce oltre 10mila euro a una pensionata: 59enne condannata a 5 anni e 2 mesi

Il caso da una foto su Facebook, la vittima: «Screzi con una straniera, mi ha detto che era della Lega e vedeva se era regolare». Poi i ricatti

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

06 Novembre 2025 - 18:13

Estorce oltre 10mila euro a una pensionata: 59enne condannata a 5 anni e 2 mesi

CREMONA - «Io non ho mai fatto del male a nessuno e sono qui in un’aula a testimoniare», dice la pensionata 74enne. Per il pm e anche per il giudice, il male gliel’ ha fatto Adriana Perrone, calabrese di Motta Santa Lucia (Catanzaro), 59 anni, domicilio a Cremona, un passato nella Lega, almeno così aveva detto alla sua anziana vittima. Alla quale, nel 2023, dal 2 maggio a novembre, per l’accusa ha estorto 10.175 euro, sotto ricatto. Oggi è arrivata la condanna: 5 anni, 2 mesi di reclusione e 1.500 euro di multa. Il pm onorario aveva chiesto per l’imputata 5 anni e 1.000 euro di multa, perché «il reato emerge in tutta la sua chiarezza». Entro sessanta giorni sarà depositata la motivazione della sentenza.

Com’è andata, lo racconta in aula la pensionata, due anni fa corsa dai carabinieri a querelare l’imputata «conosciuta in maniera del tutto occasionale su Facebook nel novembre del 2022». Sul social avevano amicizie comuni. «La signora era amica anche di altri». Da virtuale, l’amicizia diventa reale. La pensionata e Adriana si vedono in un paio di occasione. «Era estate del 2023. Si è creato un rapporto di confidenza». Durante un caffè al bar, «parlandole, le ho raccontato di aver avuto degli screzi con una donna straniera. Le ho detto: ‘Non so neanche se è qui regolare’. Lei mi ha chiesto se avevo una fotografia di questa donna. Mi ha detto: ‘Io sono della Lega, posso vedere io se questa è regolare’. Okay, va bene».

L’anziana consegna la fotografia della straniera ad Adriana «che la pubblica sul social, ma io non le avevo detto di metterla su Facebook. «Una fotografia con commenti, ma io non sono riuscita a vederli». E così scatta la trappola, per l’accusa e per il Tribunale. L’imputata «mi ha detto che la Lega l’aveva denunciata per aver pubblicato sul social la fotografia della straniera». Da qui, partono le continue richieste di denaro su WhatsApp: messaggi scritti e vocali, poi trascritti dai carabinieri e finiti nel fascicolo. C’era da pagare l’avvocato, c’erano le spese di cancelleria, le rate di finanziamenti «appositamente accesi» per tirarsi fuori dai guai in cui «mi hai messo tu».

«Ogni due, tre giorni mi chiedeva i soldi, continuava a tempestarmi». Richieste con ricatto. L’accusa parla di incalzanti minacce, compresa quella di querelare la pensionata. Le minacce sono riversate nel capo di imputazione. Il giudice le legge, la pensionata le conferma tutte. Sono le seguenti:

«Se non paghi, io faccio il tuo nome, mi toccherà dare il tuo nome, come c... faccio, scusami, ma o paghi o io faccio il tuo nome, perché ora mi sono rotta davvero, pagherai tutto, tutto, ti vado a fare la querela che sei stata tu a dirmi della foto, se la devono vedere con te che io non c’entro più un c..., ti avevo chiesto aiuto questa volta, non me lo fai ? Perfetto, vado a querelarti che mi hai detto tu di fare quella cosa lì, faccio il nome sono c... tuoi , o mi aiuti o io domani ti vado a fare la querela, vengo a parlare con tuo marito. Faccio un casino perché io rivoglio i soldi per l’avvocato, mi avete rotto il ...».

Ad ogni ricatto, la pensionata versa una cifra all’imputata: una volta 450 euro, un’altra 900. Lo fa attraverso plurime ricariche Postepay, con bonifici e con un assegno.

«Tirava in ballo l’avvocato, i carabinieri. Mi diceva. ‘Se hai oro, dammi l’oro’. Io pagavo e mi diceva di cancellare tutto i messaggi sul telefonino», ma la pensionata non li cancella (li ha tuttora custoditi nello smartphone). Successivamente li consegnerà ai carabinieri in fase di querela. «All’inizio, le prime spese... volevo aiutarla - spiega la vittima — , perché per la foto lei era andata nei pasticci, ma io non pensavo a una cosa del genere, mi ha ingannato, ha approfittato della mia situazione (lo stato di salute) che lei sapeva. Io avevo paura, perché mi minacciava di dire tutto a mio marito che non sapeva nulla. Quando mi ha parlato delle rate del finanziamento, mi si è accesa la lampadina». La 74enne è corsa dai carabinieri. «Quando lei mi ha detto che non avevo pagato le ultime rate, io le ho detto di averla denunciata. E lei è sparita».

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