L'ANALISI
25 Ottobre 2025 - 05:15
CASALBUTTANO - Centoottantanove anni in due. Insieme da settanta. A tagliare il traguardo da Guinness sono loro, Giacomo Bertozzi, classe 1929 e Pierina Domaneschi, nata nel 1932, che domani mattina alle 10,30 nella chiesa dell’Ospedale Maggiore di Cremona ricordano, come se fosse ieri, il giorno delle loro nozze celebrate nella chiesa di Monasterolo di Robecco. Correva l’anno 1955, era il 22 ottobre. Un sabato.
Da allora dividono gioie e dolori, si scambiano effusioni, ma quando serve si mandano anche al diavolo come fanno tutte le coppie che si vogliono bene perché, come dice il proverbio, il matrimonio non è bello se non è litigarello.
Abitano ancora autonomi a Casalbuttano in via Torre della Norma 13, marcati stretti dal figlio Giorgio che vive con loro, mentre l’altra figlia Manuela, che abita con il marito Marcello sempre in paese, va a trovarli tutti i giorni e se serve qualcosa è pronta a farsi in quattro. In questa giornata a dir poco speciale che vuole giustamente celebrare questi due eroi dei sentimenti, saranno al loro fianco.
Si sono conosciuti nel lontano 1953, nel bar dove lavorava Pierina a Gallarano, tra Corte de’ Cortesi e Robecco dove lei abitava, ed è stato amore a prima vista. Giacomo invece viveva a San Vito, frazione ad un tiro di schioppo da Casalbuttano, e andava a trovarla in bicicletta tutti i giorni. Sette chilometri sui pedali. Poi si è stancato e si è deciso a dirglielo: «O mi sposi o ti lascio». Un bacio ha sancito tutto: anello, data e festa.
Domani a suonare l’organo a messa sarà proprio Marcello, che ha questa passione da una vita. Ma perché la messa di ringraziamento nella cappella dell’Ospedale? «La ragione c’è eccome – spiega il genero – nel 1987, quando mia suocera aveva solo 55 anni, le diagnosticarono un tumore al seno e a quei tempi la medicina per curare queste patologie non era avanzata come oggi; lei si era buttata giù tremendamente, non accettava questa sentenza, ma un giorno, durante il suo periodo di ricovero in ospedale, decise di andare in cappella a pregare e implorò proprio la Madonna di aiutarla: l’operazione riuscì alla perfezione e, anche se con il passare degli anni di interventi chirurgici ne ha dovuti sopportare quattordici per altre malattie molto serie, la nostra Pierina sta bene. Io tutte le domeniche vado a suonare l’organo in questa cappella proprio per ringraziare la Madonna per questa grazia, ma non è finita qui».
Prosegue Marcello: «Cinque anni fa, il giorno prima che mia suocera entrasse ancora in ospedale per sottoporsi a un’altra operazione delicatissima, io e mia moglie siamo andati a fare un giro a Cologno al Serio sul Bergamasco a visitare un laghetto e mentre io stavo parlando con alcuni conoscenti, Manuela mi ha detto che cinque minuti prima era stata avvicinata da un signore che lei non aveva mai visto e dunque non conosceva; dopo averle consegnato un’immagine della Madonna di Medjugorie le ha detto queste testuali parole: “Non preoccuparti, il mio spirito guida mi ha detto di dirti che andrà tutto bene”; ho detto a mia moglie, che ovviamente è rimasta scossa, di non dire nulla alla mamma che è stata operata e anche questa volta i medici sono rimasti sorpresi. Stava talmente bene che un mese dopo l’operazione ha mangiato un bel piatto di fagiolini».
Dai figli la coppia da primato ha ricevuto in regalo un quadretto con gli auguri che i due sposi hanno già appeso e guardano commossi in continuazione, con una dedica che ha già colpito nel cuore: «Che la vita continui a regalarvi la gioia di essere l’uno accanto all’altra come avete fatto per 70 anni».
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