L'ANALISI
23 Ottobre 2025 - 18:55
CREMONA - Ore 11.25 di oggi. «Se lo assolvono, io non esco più di casa». Ore 11.30: ‘In nome del popolo italiano, il Tribunale condanna’ e a lei, stalkerizzata dall’80enne vicino di casa, scendono le lacrime. «Se ancora ieri mi avesse chiesto scusa, avrei ritirato la querela». Niente scuse. E condanna dell’anziano imputato a 1 anno e 6 mesi (pena sospesa e non menzione; il pm aveva chiesto 1 anno) e a risarcire i danni — 3mila euro (provvisionale) — a Maria (nome di fantasia, ndr), 58 anni, parte civile con l’avvocato Davide Lacchini.
Nella guerra tra vicini di casa, viene assolta la moglie 76enne dell’imputato «per non aver commesso il fatto». Al marito 62enne di Maria, anche lui parte civile, non viene, invece, riconosciuto il risarcimento del danno per atti persecutori. «Ma va bene così», commenterà la coppia. Nel giudizio di primo grado, la stalkerizzata è stata lei. Entro 60 giorni la motivazione della sentenza.
Tra i vicini, tutto fila via liscio fino all’autunno del 2019, quando a far da detonatore è una carabina imbracciata dall’anziano. «Dal cortile di casa sua sparava ai piccioni, ha imbracciato il fucile e ha sparato contro i nostri due cagnolini. E da lì...» . ‘Da lì’ «è stato un susseguirsi di provocazioni, dispetti, soprusi e litigi», aveva già raccontato al giudice Maria, donna minuta che durante la guerra, ha attraversato una malattia (un tumore al seno, da cui è guarita) e con l’aiuto di uno psichiatra ora domina l’ansia.
Dopo l’episodio della carabina, nella primavera del 2020, l’altro ‘dispetto’: l’anziano piazza un faro da 500 Watt sul tetto del box. Un «faro da stadio» puntato sulla camera da letto dei vicini, stanza illuminata giorno e notte. «Impossibile dormire. Avevo chiesto più volte di abbassarlo, ma a loro non importava niente, per farci un dispetto», aveva fatto verbalizzare il marito. E dopo il faro, arrivano le telecamere di videosorveglianza. L’anziano le orienta sulla casa dei vicini. «Hanno installato una telecamera di sorveglianza al di sopra e al centro del loro portone carraio, orientandola, però, verso sinistra, sulla porta di ingresso della nostra abitazione, anziché verso destra». «Il faro è stato tolto solo quando sono intervenuti i carabinieri», ricorda nell’arringa l’avvocato Lacchini.
«Era un continuo spiarci: foto, video. E le continue offese a mia moglie: stupida, cretina. Mia moglie per andare a lavorare aspettava un’amica che passasse a prenderla. Ma sa quante volte me la trovavo a piangere in casa?», aveva rilanciato il coniuge.
Il capo di imputazione racconta di «ingiurie frequenti». Quelle al marito: «Faccia di c..., faccia di maiale». Ma la più grave, quella che la coppia e la loro figlia, proprio non perdonano all’80enne è datata 25 aprile 2022. Marito e moglie stanno rincasando dalla festa della Liberazione. I vicini sanno che Maria è una paziente oncologica. Quel giorno, l’anziano le dice in dialetto: «Era meglio se il tumore al posto di venirti alle tette ti veniva al cervello».
Nel giorno della discussione e della sentenza, Maria vuole esserci. In aula si accomoda accanto al marito che le accarezza le spalle per calmarla. Lei ascolta l’arringa difensiva dell’avvocato Stefano Ferrari, per il quale «al più sono emerse condotte censurabili, non stalking». Il legale, nel ricordare che il caso carabina era stato archiviato, passa in rassegna e argomenta, gli episodi contestati. Capitolo «sguardi lanciati». «Dall’istruttoria non è emerso, in modo chiaro, quanti sguardi siano stati lanciati. Il capo d’accusa è fumoso e indeterminato». Ma quando si parla di «malattia oncologica, ansia, depressione», Maria non ce la fa più. Esce dall’aula.
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