L'ANALISI
21 Ottobre 2025 - 20:29
Il tribunale di Cremona
CREMONA - Apprezzamenti, attenzioni particolari, messaggi in chat e un tentativo di bacio in uno stanzino. Sono questi i comportamenti al centro del processo celebrato ieri in Tribunale a carico di un’ex collaboratrice scolastica di una scuola superiore di Cremona, accusata di violenza sessuale aggravata nei confronti di due studenti sedicenni. I fatti, secondo l'accusa della procura, risalgono all’anno scolastico 2022-2023. La famiglia di uno dei due giovani si è costituita parte civile nel processo e in aula era presente la mamma del ragazzo accompagnata dal legale.
A rendere ancor più pesanti le accuse a carico dell’ex collaboratrice è il ruolo ricoperto allora: l’immagine della scuola come luogo sicuro, secondo l’accusa, sarebbe stata messa in discussione dall’azione sistematica della donna. A portare alla luce la vicenda era stata proprio una professoressa dell’istituto che, notando una situazione anomala, aveva lanciato l’allarme: l’imputata avrebbe indotto uno dei due ragazzi a seguirla nel ripostiglio riservato al personale non docente e, una volta lì, avrebbe tentato di trattenerlo, cercando di abbracciarlo e baciarlo.
La scena aveva insospettito l’insegnante, ma non è stato un episodio isolato: la voce di quelle ‘attenzioni particolari’ si era rapidamente diffusa nella scuola, e qualcuno aveva fatto il nome di un altro studente coinvolto. Un docente, ascoltato ieri in aula, ha riferito che uno dei minori si era confidato con lui, dichiarandosi ‘perseguitato’ dalla bidella e di ‘non poterne più’. «I due ragazzi erano in difficoltà nel gestire il rapporto con la collaboratrice scolastica – ha testimoniato il professore – Uno, in particolare, era visibilmente turbato da quanto stava succedendo».
In aula sono stati sentiti anche la preside e la vicepreside dell’istituto, che all'epoca dei fatti avevano convocato d'urgenza i genitori dei due ragazzi per informarli della situazione.
Il quadro delle accuse si è poi arricchito con il riferimento a una presunta serie di messaggi in chat inviati dall’imputata ai ragazzi. In un scambio riportato, la donna avrebbe scritto: «Cosa stai facendo? Io sono appena uscita dalla doccia». Un dettaglio che, unito alle pressioni fisiche, avrebbe creato per l’accusa un clima di pesante disagio per gli studenti. Ma la linea della difesa della donna, rappresentata dall’avvocato Consuela Beber, ha fatto riferimento alle indagini dei Carabinieri, dalle quali non sarebbero emersi contatti telefonici diretti tra l'imputata e i due studenti, lasciando aperto un interrogativo sulla reale portata di quelle comunicazioni.
E nel corso dell’udienza la difesa ha depositato una perizia psichiatrica dalla quale emergono ‘fragilità emotive importanti’ della donna. Oltre a questo Beber ha sottolineato che nessun testimone ha mai assistito direttamente a comportamenti equivoci da parte della collaboratrice.
«Si tratta di una vicenda estremamente delicata – cha commentato Beber a margine dell’udienza –, che impone rispetto e cautela nei giudizi. La difesa confida che il processo, condotto con equilibrio e rigore, permetterà di chiarire i fatti nel pieno rispetto della verità e della dignità di tutti i coinvolti».
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