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CREMONA. NELLE AULE DI GIUSTIZIA

Dal convento all’altare, poi crisi. «Stalker? No: mi ha vessato lei»

Frate mancato e l’ex moglie in guerra. «Non vedevo i figli: ingiustizia»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

16 Ottobre 2025 - 19:54

Dal convento all’altare, poi crisi. «Stalker? No:  mi ha vessato lei»

Il frate mancato con l'avvocato Stefania Giribaldi

CREMONA - «Padre Gianfranco mi dice che bisogna avere misericordia». Ma con l’ex moglie è andato oltre la misericordia: dopo la separazione nel 2021, l’ha tempestata di telefonate e di mail, «perché non mi faceva vedere i miei figli, ero preoccupato. I miei figli sono tutto per me. In questa vicenda, il vessato sono stato io, non lei». A processo per stalking c’è lui, 49 anni, un frate ‘mancato’ prima di mettere su famiglia con la moglie conosciuta nel 2007 dai frati cappuccini in via Brescia. «Lei frequentava il gruppo di preghiera. Nel 2010 è nato il primo figlio, nel 2013 il secondo, ma già nel 2011 lei mi ha picchiato, la prima volta».

Lo chiamiamo Mario. A processo è arrivato dopo una richiesta di archiviazione del pm, l’opposizione dell’ex moglie, l’imputazione ordinata dal gip. La donna, parte civile con l’avvocato Elena Pisati, è già stata sentita. Storia di numerose telefonate. E di mail «offensive della mia reputazione», da novembre 2021 a gennaio 2023. Mario le ha inviate ai professionisti che si stavano occupando della separazione dei coniugi: avvocati, assistenti sociali, psicologo. E c’è una telefonata minacciosa: «È un anno che faccio il buono e bravo e sono una bomba a orologeria in questo momento... , sono una iena, sono una bomba a orologeria pronta ad esplodere (...). Altrimenti, se non facciamo questo, la prima volta che ti becco tra il chiaro e lo scuro io la faccio finita e ti taglio la gola da orecchio a orecchio».

«Quando nel 2021 ho cominciato a prenderlo in cura - ha riferito al giudice lo psicologo - mi ha detto di essere vittima di violenza psicologica da parte della moglie. Si sentiva vittima di una ingiustizia ed era preoccupato per i suoi figli».

L’ ‘ingiustizia’ l’ha poi spiegata l’avvocato Stefania Giribaldi: «Ad aprile del 2021, il mio assistito si era rivolto a un centro antiviolenza di Milano, riferendo di subire violenza fisica e psicologica da parte dell’ex moglie. E di avere timore per la serenità dei suoi figli». Nel report è scritto: «Mani al collo, sberle in faccia, morsi, spinte, pugni in testa, tirate di orecchi, graffi, lancio addosso di oggetti, svilimenti e insulti quali 'vivrai di accattonaggio'».

«Il report è stato mandato ai servizi sociali — ha proseguito l’avvocato — e non si capisce perché poi il Tribunale per i minori, riconoscendo il rapporto conflittuale tra i genitori, ha limitato la capacità genitoriale». Il papà «poteva vedere i figli una e poi due ore a settimana in uno spazio protetto. Ma l’ex moglie non rispettava le condizioni».

Mario «si sentiva umiliato, perché con i figli aveva un bel rapporto — ha proseguito lo psicologo —. Dal test è emerso che aveva un disturbo depressivo con aspetti ossessivi. In quel frangente, non riusciva a limitarsi, aveva l’urgenza di gettare addosso la sua rabbia, la sua frustrazione, la sua disperazione, perché i figli erano la sua ragione di vita e per lui questa cosa era intollerabile. È tuttora in cura, ma quando lo vedo, sicuramente è più tranquillo, non vedo più quelle esagerazioni. Certo, questo dolore, questa spina è sempre presente».

Mario si difenderà il 12 febbraio 2026. A fine udienza, ha raccontato la sua storia: dal convento all’altare. «Nel 2000, tornato dal Giubileo di Roma, in città vedo un frate passare. ‘Voglio essere un frate’. A quei tempi lavorava in fabbrica. «Conosco padre Giuseppe, ho cominciato a fare accoglienza: un volta al mese andavo in un convento: Varese, Lovere. A settembre 2002 sono entrato in convento a Varese qualche mese, rincasato ci ho pensato bene: ‘Voglio fare il frate’».

Un anno «meraviglioso di postulato, verso la fine, io vedevo le famiglie per strada con i bambini per mano (si è messo a piangere, ndr). ‘Sarei un bravo papà’ e lì ho capito la differenza tra conversione e vocazione. Sono tornato a casa. Posso essere un buon cristiano anche se mi sposo».

Si è sposato ed è finita male. I figli ora li vede. «Dal 2024 - ha detto il suo avvocato - il Tribunale per i minori li ha affidati ai servizi sociali, collocandoli presso la mamma con diritto di visita paritario». Metà mese i ragazzini stanno con la mamma, l’altra metà con il papà.

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