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L’ECONOMIA SOTTO LA LENTE

Donne e aziende: binomio in crisi

Secondo Polis le società al femminile sono calate del 3,6% dal 2021. Diminuite anche quelle con giovani imprenditrici alla guida (-9,8%)

La Provincia Redazione

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15 Ottobre 2025 - 05:25

Donne e aziende: binomio in crisi

CREMONA - L’'onda rosa' alla guida delle imprese lombarde ha cominciato a rallentare: se è vero che nel biennio 2021-2022 le imprese femminili sono lievemente aumentate (+1,2% e +0,2%), i numeri sono tornati a calare già dal 2023. Nel 2024 la tendenza si è ulteriormente consolidata: -0,2%. E Cremona, nel contesto regionale, fa ancora peggio: giù del -3,6%.

Questo è quanto emerge dallo studio curato da Polis-Lombardia, che precisa che la tendenza generalizzata a livello regionale è comunque più contenuta rispetto a quella del Paese. Merito delle province più virtuose: nel triennio 2021-2024 si è osservato un incremento delle imprese femminili a Milano (+2,4%), Monza e Brianza (+1,6%) e Como (+0,8%). A trascinare in basso la Regione sono invece la provincia di Sondrio e la bassa Lombardia.

Con le sue 5.732 imprese femminili nel 2024, la provincia di Cremona si mantiene comunque sopra la media regionale, nonostante il calo degli ultimi tre anni. In Regione, le aziende con a capo una titolare donna sono 181.636 in totale. La media regionale è del 19,2% di imprese femminili sul totale. Tutte le province si attestano al di sopra della media: Monza e Brianza 19,2%, Mantova 21,1%. Fa eccezione Milano, in fondo alla classifica (17,2%). Al contrario, la provincia più incline all’imprenditorialità femminile è Sondrio (24%), seguita da Pavia (22,3%).

Incrociando il dato con quello delle imprese giovanili, il quadro è particolarmente negativo: in tutta la Regione si registra un calo significativo nell’ultimo triennio, soprattutto per le imprese giovanili femminili. A Cremona, sul totale delle aziende attive, l’11% è guidato da una donna giovane, mentre il 7% è costituito da imprese giovanili maschili. In entrambi i casi il trend è molto negativo: -9,8% per quelle a guida giovanile-femminile e -6,6% per quelle maschili. Nel triennio, però, il calo regionale (sia per le giovanili sia per le giovanili femminili) risulta più contenuto rispetto a quello nazionale. Un dato incoraggiante riguarda l’incidenza delle imprese giovanili: in tutte le province lombarde, le imprese femminili sono più giovani di quelle maschili (10,9% contro 7,1%), in particolare a Brescia e Bergamo.

Per settore di attività, il maggior numero di imprese femminili è nel Commercio all’ingrosso e al dettaglio, seguito da Altre attività di servizi e da Servizi di alloggio e ristorazione. In termini di incidenza percentuale, le imprese femminili sono molto presenti in Altre attività di servizi, Sanità e assistenza sociale e Istruzione. Nei settori più scientificiAttività professionali, scientifiche e tecniche (19,1%) e Telecomunicazioni, programmazione e consulenza informatica, infrastrutture informatiche e altri servizi d’informazione (17,7%) — la quota di imprese femminili è in linea (se non leggermente inferiore) con la media complessiva (19,2%).

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