L'ANALISI
08 Ottobre 2025 - 17:51
CREMONA - La telefonata della società di recupero crediti è del 5 ottobre 2020. «Agiamo per conto di Sky Italia srl. Lei ha un debito di 854,69 euro». E lei è trasecolata. «Io non ho mai stipulato un contratto con Sky per l’abbonamento, attivando il decoder». La vittima ha ricostruito i fatti. Con la memoria è tornata ai primi mesi del 2018, ricordandosi della cortesia fatta a un conoscente: gli aveva dato — in buona fede — una foto della sua carta prepagata postale e della sua carta di identità. E lui si è sostituito a lei. Orbene, l’imputato, 41 anni, ha più di un precedente: è recidivo. Peccato che l’aggravante sia andata nel dimenticatoio: non è stata contestata nel capo di imputazione. E poiché i fatti risalgono al 3 marzo 2018, il reato si è prescritto. Lo ha fatto notare il difensore Giovanni Bertoletti.
La vittima, 37enne di Cremona, si era costituita parte civile nel processo con l’avvocato Massimiliano Cortellazzi. Oggi era in aula. È uscita sconfortata. Ma non tutto è perduto. «Faremo una causa civile», l’ha informata il legale.
I fatti per ora rimangono sulla carta. Ricevuta la telefonata, la vittima ha chiesto delucidazioni, scoprendo che il suo nominativo e il suo codice fiscale erano stati utilizzati per stipulare un contratto con Sky Italia srl, «a seguito del quale la società stessa aveva installato un decoder presso la sua abitazione», al civico 64 di una via di Sesto ed Uniti. Prima stranezza: la signora abita da sempre a Cremona. A Sesto abitava l’imputato. Quel nome le diceva qualcosa. Si è ricordata di averlo conosciuto nel 2018, «nell’ambito della compagnia di amici che frequentava, di averlo visto alcune volte, unicamente in tali occasioni, e, da allora, di non averlo più visto», spiega l’avvocato Cortellazzi. Si è ricordata di una cena, nei primi mesi del 2018. C’era anche l’imputato. A tavola si parlava della comodità di fare acquisti su Internet con le carte prepagate. L’imputato aveva detto di non avere purtroppo il tempo di andare in posta per comprare una carta, ma di avere «l’impellente necessità di concludere un acquisto in rete, pare per l’acquisto di due completini da calcio della Roma per i figli». L’imputato aveva chiesto se, «previo, ovviamente, rimborso spese», potesse appoggiarsi alla tessera di qualcuno degli amici.
«La signora, nello spirito di convivialità della situazione, in assoluta buona fede, ha inoltrato all’imputato una foto della propria carta prepagata postale e della sua carta di identità elettronica», prosegue l’avvocato.
Il tempo passa. «La mia cliente non è mai stata contattata dall’imputato, il quale non ha effettuato alcuna ricarica sulla scheda». La cosa va nel dimenticatoio, sino alla telefonata della società di recupero crediti. Scoperto l’'inganno', la signora ha fatto querela. Ma il tempo passa e, senza la contestazione della recidiva, il reato si è prescritto.
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