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CREMONA. NELLE AULE DI GIUSTIZIA

Ex cestista a processo per anni di violenze domestiche

È imputato per maltrattamenti alla moglie e alle tre figlie: insulti, percosse e umiliazioni. L’uomo nega e attribuisce le tensioni familiari all’influenza dei Testimoni di Geova

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

08 Ottobre 2025 - 16:23

Ex cestista a processo per anni di violenze domestiche

CREMONA - Il pm: «Ha mai messo addosso le mani a sua moglie?». «No». «Le ha mai sputato addosso?». «No». «Le ha mai dato della p...?». «No». «Ha litigato davanti ai ragazzi?» «Ho alzato la voce». Il giudice: «Lei dice che non è mai successo niente. Si è chiesto perché sua moglie e i suoi figli l’accusano?». Stando a lui, la colpa è dei «Testimoni di Geova: hanno fatto il lavaggio del cervello».

Lui è Ladji, 53 anni, originario della Costa d’Avorio. Segni particolari: è altissimo. Ha giocato a basket nella squadra della città che gli ha dato i natali e quando, da ragazzo, è arrivato in Italia «per studiare», l’hanno preso nei «Juniores della JuVi (B1 e B2). Ruolo? Pivot e centrale».

Il presente è il processo che lo vede accusato di aver maltrattato, dal 1999 al 2018, la moglie e le tre figlie, cagionando loro «penose condizioni di vita». Avrebbe «frequentemente percosso la moglie, anche colpendola con la fibbia della cintura». L’avrebbe insultata, umiliata anche alla presenza dei figli: ‘Se una ..., sei una stupida, non capisci niente...».

L’avrebbe obbligata ad avere rapporti sessuali, in una occasione le avrebbe stretto il collo con violenza, in gravidanza le avrebbe assestato un pugno al volto. Il papà avrebbe dato schiaffi e pugni a una figlia, «percuotendola anche con la cintura», l’avrebbe insultata: ‘Ma tu non sei normale, se proprio scema’. All’altra figlia avrebbe assestato un pugno in faccia «per futili motivi», le avrebbe sputato in faccia e insultata. Una volta, l’avrebbe strattonata per un braccio, rompendole il telefonino che teneva in mano. Infine, una notte d’inverno, avrebbe buttato fuori casa e costretto a dormire in auto moglie e figlie. La moglie (parte civile con l’avvocato Elena Guerreschi) e le figlie (loro sentite nell’incidente probatorio) hanno confermato tutto. Lui oggi ha negato tutto. Difeso dall’avvocato Raffaella Buondonno, da ex pivot ha «rimbalzato» le accuse, altre le ha «stoppate».

«Da quando in casa nostra sono entrati quelli dei Testimoni di Geova, la nostra è diventata una casa di preghiera. Tutti i giorni erano lì. ‘Ma andate anche dagli altri’. Tutti i giorni, non l’ho più accettato. E da lì, sono cominciati i problemi, hanno fatto il lavaggio di cervello a mia moglie, hanno messo cose in testa ai figli».

Accenna alla sua storia. «Sono arrivato da ragazzo qui in estate. Il basket mi ha aperto la porta. Il giudice Colace è stato veramente come un padre»: il compianto giudice Mario Colace, nel 1952 cofondatore della JuVi, con il fratello Gianfranco, Mario Radi, Luigi Rinaldi, Giovanni Amadasi, Livio Peruzzi, Dario Grignani, Gianfranco Tonelli, Alessandro Guarneri, Alessandro Ronca e Gianluigi Zambelloni.

Processo aggiornato al 25 marzo del 2026. Fuori udienza. «Ho giocato nella JuVi per 5 anni», poi Ladji è volato in America. Gli è andata male, così, «sono tornato qui». Qui aveva messo su un’impresa di pulizie. Non è finita bene. Dal padre scomparso, giù in Costa d’Avorio Ladji ha ereditato «le terre: faccio l’agricoltore». Fa avanti e indietro dalla Costa d’Avorio, «perché qui ho i figli», con i quali le cose adesso vanno bene.

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