L'ANALISI
09 Ottobre 2025 - 05:30
BOZZOLO - Anche un pesce di pochi grammi può finire sotto i ferri. Il particolare intervento chirurgico è stato eseguito alla clinica veterinaria di Bozzolo dalla dottoressa veterinaria Alice Ferrari.
«Il pesce – spiega – è un Carassius auratus (pesce rosso) di varietà Japanese Shubunkin di 13 anni e proveniva da un laghetto privato in provincia di Brescia. Presentava un rigonfiamento sull’addome, probabilmente una massa tumorale che è stata asportata e che verrà analizzata tramite esame istologico», ha spiegato la veterinaria.
L’intervento è durato circa trenta minuti e il paziente dopo il risveglio è stato subito bene. «Durante la procedura è stato anestetizzato, intubato e monitorato come qualunque altro animale. Abbiamo rimosso la massa e chiuso la ferita con precisione millimetrica», racconta.
Grande è stata l’emozione in Ferrari ma anche nel resto dello staff della clinica composto da Francesca Galletti, medico, Deborah Perini, tecnico veterinario, ed Elisa Ferrari, front office manager.
L’intervento sarà anche oggetto di un articolo su una rivista scientifica perché rappresenta una sorta di precedente che potrà essere utilizzato anche in futuro da altri veterinari, non per l’unicità dell’intervento perché anche altri pesci sono stati operati in passato, ma per la particolare tecnica utilizzata.
Per Ferrari, che è stata anche nella nazionale italiana di pesca in apnea con diverse medaglie conquistate, si tratta del primo intervento del genere. «In passato ho visitato un tasso all’interno della clinica e quando ero veterinaria al Cras (Centro recupero animali selvatici, nda) ho avuto sul lettino anche caprioli e volpi», conclude.
«PRIMA ANESTETIZZATO. GRADUALE IL RISVEGLIO»
Per poter operare un pesce la prima operazione è stata la sedazione con l’inserimento di anestetico nell’acqua dove nuotava. «Il pesce – spiega Alice Ferrari – è stato anestetizzato e intubato con un flusso d’acqua contenente anestetico, poi è stata eseguita l’asportazione della massa e infine la sutura della ferita. Infine c’è stata come tutti i pazienti il risveglio, dolce e graduale, solo che questa volta il paziente non era in un letto di ospedale ma nella sua vasca con acqua pulita e ossigenata».
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