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LA STORIA

«Giù le armi», destinazione Ucraina

Al Giubileo della Speranza organizzato dal Mean ci sarà anche Gian Pietro Seghezzi

Claudio Barcellari

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cbarcellari@laprovinciacr.it

30 Settembre 2025 - 05:20

«Giù le armi», destinazione Ucraina

CREMONA - Prossima fermata: Ucraina. È un pellegrinaggio coraggioso quello organizzato dal Movimento europeo di azione non violenta (Mean), che da domani e fino al 5 ottobre mobiliterà 110 volontari, diretti verso il fronte orientale in un’iniziativa di solidarietà.

Nella squadra ci saranno anche alcuni cremonesi, come Gian Pietro Seghezzi, 63 anni: che si presenta come «nonno di cinque nipoti», direttore commerciale di un’azienda alimentare e consigliere comunale di maggioranza a Casalmaggiore. Vive a Cremona, ma sta già facendo i preparativi per l’Est Europa: «Sono andato in Ucraina l’anno scorso a luglio — racconta — in un viaggio anch’esso organizzato dal Mean. Quest’anno l’esperienza è stata riproposta, e l’ho accettata con piacere».

Vista la concomitanza con l’anno giubilare, «il viaggio è stato battezzato ‘Giubileo della speranza’. È un momento in cui ci si ferma e si cerca di definire un rapporto più corretto tra l’uomo e Dio, ma anche tra tutti gli uomini».

Saranno quattro giorni intensi: «Le due tappe principali saranno Kiev (di passaggio) e Karkiv. Da lì poi prenderemo la strada di ritorno verso le nostre città natali».

L’obiettivo: «Si tratta di incontrare e ascoltare un popolo che sta vivendo una situazione di sofferenza da qualche anno. Causata, s’intende, dalla guerra; ma non solo». E precisa: «Non c’è nessuna pretesa di fermare il conflitto in corso. Anche perché non abbiamo la possibilità di farlo. Vogliamo semplicemente portare speranza agli ucraini».

Durante la quattro giorni in Ucraina, spiega Seghezzi, «ci saranno momenti di carattere giubilare, ma anche momenti sportivi e musicali. Incontreremo anche gli imprenditori ucraini a Karkiv, dove recentemente 600 aziende sono state rase al suolo dai bombardamenti».

Tanti i pensieri prima della partenza: «Sicuramente nessuno di noi parte a cuor leggero — confessa —. Per altro verso, siamo certi che i nostri interlocutori sapranno indirizzarci per evitare grossi rischi».

Angelo Moretti, portavoce nazionale di Mean, spiega il senso dell’iniziativa: «La prima finalità è quella di essere vicini. Siamo tutti in angoscia nel vedere ciò che succede a est: fin dall’inizio del conflitto stiamo dicendo che la società europea non può semplicemente commentare, ma deve muoversi, andare sul posto. Insieme agli ucraini lanciamo un messaggio alla nostra Europa: è il momento di unire professionisti e volontari per schierare i corpi civili di pace in Ucraina».

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