L'ANALISI
29 Settembre 2025 - 21:23
CREMONA - Erano compagni di scuola, poi si sono persi di vista, finché lui l’ha riagganciata su Facebook. Ad aprile 2023 si sono messi insieme, a maggio sono andati a convivere fino agli inizi di gennaio 2024. «In quegli otto mesi, mi ha messo le mani addosso, calci in faccia, all’inizio una volta al mese, poi quasi quotidianamente». In un paio di occasioni «mi ha violentata».
Maria (nome di fantasia, ndr) oggi ha 34 anni e al processo è parte civile nei confronti dell’ex. Non è facile accomodarsi in aula e raccontare, dall’inizio, una vicenda dolorosa. Il pm, Francesco Messina, l’aiuta a riavvolgere il nastro degli otto mesi di violenze. «Lui non lavorava. Io guadagnavo, all’inizio lavoravo da mio padre, poi con papà c’è stata una discussione: non gli piaceva il mio compagno». Maria lascia il lavoro. Sopravvive con il sussidio (Naspi): 1.300 euro al mese. «Lui usava i soldi per comperare la cocaina. L’ho visto comperarla. Prendeva quasi tutti i soldi, li prendeva dal conto corrente cointestato. Veniva fisicamente a prelevarli con me. Io quasi sempre mi rifiutavo, lui mi insultava e alzava le mani. Io ero innamorata, mi fidavo di lui. Qualche mese dopo che è venuto da me ho scoperto che era tossicodipendente».
Natale del 2023. «Volevo andarlo a denunciarlo dai carabinieri per tutte le violenze che mi stava facendo, mi ha preso, sono caduta e ho battuto la testa. Ho un taglio in testa». Si tocca la testa, Maria. «Mi fa ancora male». Riprende: «Mi ha buttato sul letto. Lui diceva che aveva l’Hiv». La donna racconta di un rapporto strappato con la violenza e di quell’altra volta, quando «mi ha spinto sul divano e mi strappato la maglia del pigiama, non ricordo se c’è stata violenza sessuale». Racconta di essersi presa un telefono in faccia, un calcio in faccia. Agli atti, allegate alla querela, ci sono le foto di lei con le botte sul corpo. «Mi ha percosso quando sono andata a fare la denuncia».
La vicina di casa (abitava al piano di sotto) sentiva «le urla, lui inveiva contro di lei. La mattina di Natale ho sentito che lui urlava contro di lei, ho sentito mobili che si spostavano e passi veloci. Ho sentito che lei gridava ‘Aiuto, aiuto, basta, lasciami’. Ho chiamato il 112. Sì, li ho visti più volte insieme in banca. A partire dai primi di gennaio, le liti, i rumori, i toni alterati, le aggressioni aumentavano. Sì, ho notato un livido su di lei, ma non le ho chiesto niente, cercavo di non intromettermi, perché avevo paura. Volevo aiutarla, ma non sapevo come fare». Prossima udienza, il 20 gennaio.
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