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L'EVENTO

Franco Mussida e la ricerca del suono che dà vita all’anima

L'ex chitarrista della Premiata Forneria Marconi racconta a Cremona Musica il suo percorso tra musica e vita privata attraverso il libro autobiografico 'Il bimbo del carillon', un viaggio in 31 capitoli tra ricordi, scelte e l’inesauribile passione per il suono

Claudio Barcellari

Email:

cbarcellari@laprovinciacr.it

28 Settembre 2025 - 16:34

Franco Mussida e la ricerca del suono che dà vita all’anima

CREMONA - Una vita a caccia del suono. Non del riff, non del virtuosismo: del suono. Così Franco Mussida, ex chitarrista della Premiata Forneria Marconi, si racconta a Cremona Musica, sul palco dell’electric stage a Cremona Fiere, poco prima di incantare il pubblico con la sua arte. Chitarra in mano, sorriso in volto, parla del suo libro, ‘il bimbo del carillon’: un romanzo autobiografico, che in 31 capitoli ripercorre le tappe della sua carriera e vita privata.

“Questo libro non l’ho scritto io ­- spiega al giornalista Ezio Guaitamacchi, sul palco insieme a lui ­- Davvero, non l’ho scritto io. Ricordate sempre che quello che è reale si nasconde dietro le apparenze. Questo libro – incalza - l’ho scritto sì io, ma ero un ‘io’ diverso da quello che avete davanti a voi in carne ed ossa. Ho provato a guardare alla mia vita come avrebbe fatto un estraneo. Ecco perché ‘Il bimbo del carillon’ è scritto in terza persona”.

E scherza: “mi ‘bastono’ da solo già dal primo capitolo, che si intitola, appunto, ‘basta’. Queste pagine, però, contengono un riassunto delle cose che nel mio cuore sono rimaste in profondità. E ho dovuto fare delle scelte, perché sono tante. Ho fatto tante esperienze in tanti campi diversi, dall’arte contemporanea, alla scuola, alla PfM, appunto. Ho dovuto cercare ciò che è importante, che costruisce un filo conduttore. E mi sono chiesto: che cosa è successo a questo bambino, il ‘me’ di un tempo, il bimbo del carillon, appunto, che si è innamorato del suono di una macchinetta che gira? Che cosa è successo quando, a 4 anni, mi chiedevo, guardando la chitarra di mio padre, da dove venisse la musica? Pensavo ‘uscisse dal buco’. Una volta ci ho guardato dentro, e non ci ho trovato niente. Allora ho dato uno schiaffo alle corde, e ho poggiato l’orecchio sulla cassa armonica: lì si è aperto un altro mondo. Un mondo che sapevo di avere dentro di me. E che tuttora continua ad uscire”.

Così ha inizio la carriera musicale: “Ho fatto tutta la vita a cercare un suono, Il suono. Ogni fase della nostra esistenza ne ha uno proprio. Il suono è il corpo fisico della musica, è la sostanza prima. Ciascuno ha un suo corpo e una sua identità, ma siamo una cosa sola. Di comune abbiamo la struttura fisica, poi ognuno la declina a suo modo”.

Ecco perché, conclude Mussida, “Ciò che voglio fare è parlare ai ragazzi: dire che noi siamo possessori di un’anima, un’interiorità che riflette la luce del sole, come fa la luna. È sulle pareti dell’anima che si riflette la nostra esistenza”.

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