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CREMONA. NELLE AULE DI GIUSTIZIA

Goffo tentativo di fuga dal carcere: «Volevo andare in Spagna dai miei»

L'ex detenuto a giudizio, sotto il giubbotto le lenzuola annodate

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

25 Settembre 2025 - 20:16

Goffo tentativo di fuga dal carcere: «Volevo andare in Spagna dai miei»

Le lenzuola annodate con cui il detenuto aveva pensato di calarsi dal muro di cinta e l’avvocato Consuelo Beber

CREMONA - Voleva evadere dal carcere e tornare in Spagna dalla famiglia. Ma il giubbotto 'extra large' — imbottito di lenzuola per calarsi — lo ha tradito. Il goffo tentativo di fuga è costato il rinvio a giudizio di Romer, 28 anni da compiere. Sarà processato il 9 febbraio prossimo.

I fatti risalgono al 17 ottobre 2023, martedì. Romer era in una cella della sezione I. Intorno alle 13 è sceso al piano terra del padiglione, diretto al 'percorso salute' per i detenuti, nella zona esterna di quello stesso padiglione. L’agente di sezione ha notato che il detenuto «indossava un giubbotto molto largo e rigonfio». Insospettito, l’agente ha immediatamente avvisato l’ispettore capo, che lo ha controllato prima che uscisse. Lo spagnolo si è innervosito, alimentando i sospetti della Polizia Penitenziaria.

Il controllo ha dato «esito positivo»: all’interno del giubbotto, Romer aveva nascosto le lenzuola fornite dall’amministrazione penitenziaria, annodate e, in fondo, un peso in ghisa in uso alle palestre. Messo di fronte al fatto compiuto, ha confessato di voler uscire dal penitenziario per scavalcare il muro di cinta e raggiungere la famiglia in Spagna. Denuncia e lenzuola sotto sequestro. Romer «intendeva, altresì, verbalizzare le motivazioni rese nell’immediatezza dell’intervento».

Finito dentro per scontare un cumulo di pene, tra cui una condanna a 4 anni, lo spagnolo ha girato tre carceri: San Vittore, Cà del Ferro e, dopo il tentativo di fuga, Pavia. Fine pena quest’anno, ma è già libero. Una settimana fa, con l’avvocato Consuelo Beber, si è presentato al Tribunale di Sorveglianza di Pavia. Il difensore ha chiesto un rimedio risarcitorio per detenzione non umana, in violazione dell’articolo 3 CEDU («Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti»). Il magistrato ha riconosciuto allo spagnolo 470 giorni di detenzione inumana (spalmati sui tre penitenziari), risarcendolo con 48 giorni di liberazione anticipata.

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