L'ANALISI
24 Settembre 2025 - 17:16
CREMONA - In Tribunale l’hanno accompagnata due volontarie di Aida, l’Associazione incontro donne antiviolenza che l’ha presa sotto la sua ala. Nel 2024, Lisa ha denunciato l’uomo con cui stava insieme da due anni. «Un controllante ossessivo», dice dell’imputato l’avvocato di parte civile Micol Parati. Lisa (nome di fantasia, ndr) ha 55 anni, l’ex convivente 53, entrambi romeni, vivono da tempo in Italia.
Lei accusa lui di averla maltrattata, lui giura di no. Che non è vero, da capo di imputazione - 3 pagine a firma del pm Federica Cerio - che lui, «spesso in condizione di alterazione psicofisica dovuta all’abuso di sostanze alcoliche, abitualmente la maltrattava mediante violenza fisica e verbale, lasciandosi andare ad immotivate e sproporzionate scenate di rabbia incontrollata per ragioni di gelosia». Che durante le scenate, lui la offendeva (il solito campionario), la prendeva a schiaffi e a calci, lasciandole sul corpo i segni della violenza: dai graffi sul viso al braccio nero, all’ematoma sull’addome. Botte e minacce, per l’accusa. La minaccia di «bruciarla, sgozzarla, ammazzarla».
Un «controllante ossessivo», l’uomo, secondo la pm. Il capo di imputazione racconta che dal 2022, almeno una volta al mese, il convivente svegliava Lisa nel cuore della notte «solo per sfogare la propria gelosia». La svegliava e, da capo di imputazione, la insultava, le urlava addosso, le tirava i capelli. A novembre del 2023, Lisa lo aveva bloccato sul cellulare, e lui «la colpiva con pugni, calci e schiaffi, minacciandola di morte» e «che le avrebbe rotto i denti, le costole e le gambe». Lui le avrebbe scaraventato a terra il telefonino, «rendendolo inservibile» e, coltello in pugno, avrebbe scaricato la sua rabbia su una coperta.
Un «controllante ossessivo», l’imputato. Un volta avrebbe aggredito Lisa, perché amici connazionali della donna l’avevano aggiunta su Facebook. dicembre del 2023, rientrata dal funerale in Romania del padre, il convivete l’avrebbe accusata — «peraltro infondatamente e immotivatamente» – di essere stata con altri uomini e «accecato dalla gelosia, la colpiva con schiaffi e pugni , oltre ad ingiuriarla con i soliti epiteti».
La gelosia torna e ritorna negli episodi contestati all’uomo. Ritorna in un episodio di marzo 2024. Lisa aveva fatto una grigliata a casa. Di ritorno dalle commissioni, il convivente avrebbe preteso di sapere dove fosse stata e chi avesse visto, «quindi, senza un apparente motivo, se non la gelosia, le lanciava addosso alcuni oggetti, tra cui una bottiglia». Una notte di marzo del 2024, il convivente le avrebbe sequestrato lo smartphone. Lisa lo voleva indietro. E giù insulti, botte, per l’accusa.
Quella notte, Lisa è scappata di casa. È corsa dai carabinieri e lo ha denunciato. Poi, ha rimesso la querela (al processo spiegherà il motivo). Un «ossessivo controllante», l’imputato, che per l’accusa, il 28 giugno 2024 si era presentato alla stazione del pullman diretto in Romania «per controllare l’itinerario di viaggio» di Lisa «e le persone presenti». Arrivata in Romania, l’uomo le avrebbe fatto una videochiamata «per accertare le sue frequentazioni». Ad agosto 2024, la donna è tornata dai carabinieri. E ha bussato ad Aida. Il gip ha quindi disposto nei confronti dell’uomo il divieto di avvicinarsi a Lisa, ma lui lo avrebbe violato: è il secondo capo di imputazione.
Lisa oggi avrebbe dovuto testimoniare. Parla l’italiano, ma era così agitata che è meglio che ci sia una interprete, anche per quando si difenderà l’ex convivente, oggi seduto accanto al difensore Luigi També. Tutti e due racconteranno la loro verità il 4 marzo 2026 (l’1 aprile successivo la sentenza).
Intanto, sulla sedia dei testimoni oggi si sono accomodate due ex colleghe di Lisa, che dall’estate del 2023 a fine 2024 ha lavorato in una Rsa.
Una collega: «Ci siamo frequentate solo sul piano lavorativo, ma avevamo un buon rapporto. All’inizio, mi raccontava che veniva trattata molto male dal convivente, che veniva insultata con parole pesantissime. Una volta le ho visto i graffi sul viso, un’altra un ematoma sull’addome e sul braccio. Noi indossiamo una divisa a mezze maniche. Ho visto che dopo questi episodi lei era sempre triste. Nonostante cercasse di trattenersi, era molto nervosa e aveva pensato di allontanarsi da lui, perché aveva paura. Piangeva sempre. So che ha fatto denuncia. Nell’estate del 2024 tutto è precipitato. Dopo la vedevo malissimo. Non era più la (Lisa) che avevo conosciuto all’inizio. Stava male, male. Mi ha detto che era in cura da una psicologo. Gli episodi erano molto ravvicinati, nel giro di 15 giorni l’uno dall’altro. Sì, lui ogni tanto veniva a prenderla alla Rsa. Non l’ho visto aggredirla».
L’altra collega: «Lei ha lavorato con me per più di un anno. Ho ricevuto confidenze. Una volta, è arrivata al lavoro, mi ha mostrato il braccio nero. Mi aveva detto che aveva litigato con il compagno, che durante una lite lui voleva tirarle in testa una bottiglia. Lei ha alzato il braccio per difendersi».
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