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CREMONA. NELLE AULE DI GIUSTIZIA

«Ripudiata», la salvezza a Malpensa

Tunisina di 26 anni, laureata, maltrattata e ridotta a fare la serva dal marito. «Chiedevo libertà»

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

25 Settembre 2025 - 18:13

Una 26enne maltrattata, a processo il marito

CREMONA - In Tunisia si è laureata in Biologia molecolare e cellulare, si è presa la patente e il 31 agosto del 2021, si è sposata con un cugino. «Matrimonio combinato? No, per amore». Il marito è ripartito per l’Italia, per più di un anno lei è rimasta nella famiglia di lui: famiglia matriarcale, comandava la suocera. «In Tunisia non avevo rapporti belli, soprattutto con mia suocera». Il 29 ottobre del 2022, la giovane sposa, munita di visto, ha raggiunto il marito nella casa del cognato, sposato e padre di un bimbo. «Eravamo in 5». Ma qui, «non mi sentivo libera, mio marito non mi lasciava uscire, mi controllava. Mi portava via il telefonino. Una volta a settimana potevo uscire per andare a far spesa al supermercato, ma mai da sola. Mio marito mi trattava male, mi insultava (‘Sei un’asina, sei schifosa, non capisci nulla’), mi ha sputato addosso». E, alla fine, «mi voleva ripudiare: per ordine della sua famiglia di origine doveva lasciarmi».

La chiamiamo Maria, ha 26 anni. Il marito ne ha 32: è a processo (da oggi) con l’accusa di averla maltrattata. Violenze psicologiche, soprattutto, ma anche «spintoni». Lei si è costituita parte civile con l’avvocato Romana Perin di Varese. Giovane tosta, Maria. Ecco perché. Partiamo dalla fine.

Anno 2023. Il marito che l’ha ripudiata, le ha comperato un biglietto aereo per la Tunisia, decollo all’aeroporto di Malpensa. «Alle 4 del mattino mi ha portato alla stazione Bovisa di Milano». Da qui, Maria è salita su un treno per Malpensa. Quando è arrivata, non si è imbarcata. Aeroporto grande, Malpensa. «Ho girato un’ora». Cercava il posto di polizia, lo ha trovato e ha raccontato la sua storia. «Ho chiamato in Tunisia la mia famiglia che non sentivo da sei mesi». Sua madre ha telefonato a una parente che abita in provincia di Varese. La quale è andata a recuperare la giovane in aeroporto e l’ha ospitata per un mese («Non mangiava, era terrorizzata dalla famiglia di lui»). Maria si è rivolta a Donnasicura, l’associazione che aiuta le donne vittime di violenza. Vicepresidente è la sindaca di un paese dell’alto Varesotto (sarà sentita il 18 dicembre). La giovane è stata collocata in una casa rifugio, poi in un’altra. Si è ripresa in mano la vita, ha un lavoro.

L’inizio della sua storia. Arrivata in Italia, a casa del cognato, la sposa ha fatto la «serva». «Facevo la casalinga, pulivo, cucinavo per tutti e curavo il bambino di mia cognata, quando lei era in ospedale. Lei ha una malattia, entrava e usciva dall’ospedale. Io provvedevo a tutto. Cucinavo e facevo i mestieri». Dal marito, Maria incassava solo dei ‘no’. «Non potevo uscire, se non quell’unico giorno per fare la spesa, mai sola, però. Non potevo fare amicizie. Mio marito mi ha iscritto a un corso di italiano, avevo paura a fare amicizie». Maria si era stancata di fare la serva. Al marito aveva chiesto «più libertà». LitigiTirava sedie, buttava tutto all’aria»). Poi, giù in Tunisia è successa una cosa. «Mio zio era sposato con la sorella di mio marito: stavano divorziando. Mio marito era un po’ strano, sempre arrabbiato». La suocera ha cominciato a fare pressing sul figlio: doveva ripudiare la moglie. Non era la prima moglie ripudiata in famiglia. Il cognato di Maria aveva già rispedito in Tunisia la prima moglie. Rimpatriata, «era stata picchiata». Ma lei non aveva alcuna intenzione di fare la stessa fine.

«I suoi cognati hanno assistito ai comportamenti di suo marito?», ha rilanciato il presidente della sezione penale. «Mio cognato era d’accordo con mio marito. Mia cognata vedeva che mio marito mi maltrattava, ma faceva finta di niente». Gli ultimi tre mesi di matrimonio, la giovane sposa ha provato a trovare una soluzione, «ma mio marito era influenzato dalla sua famiglia. Che cosa c’entrasse la separazione di mio zio, non l’ho mai capito, ma mio marito voleva ripudiarmi».

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