L'ANALISI
24 Settembre 2025 - 05:15
CREMONA - Un infermiere a un paio di isolati di distanza, da chiamare quando c’è bisogno. Questo il progetto che diventerà realtà al Boschetto, in forma di sperimentazione, nei primi mesi del 2026. Lo annuncia la vicesindaco, Francesca Romagnoli: «Ci lavoriamo da circa sei mesi — spiega — ho fatto questa proposta all’Asst in qualità di assessore ai Quartieri. Il servizio, realizzato in raccordo con le Politiche sociali, verrà attivato in forma di sperimentazione al Centro Civico, che dispone già di uno spazio attrezzato per questo genere di attività. Non escludiamo di implementarlo anche in altri quartieri».
La figura che andrà introdotta è quella dell’Ifec, «Infermiere di famiglia e comunità».
«Abbiamo già fatto sopralluoghi per verificare l’attuabilità effettiva del progetto — prosegue Romagnoli — e condotto un’analisi sulla popolazione. L’idea da cui siamo partiti è stata quella di rinforzare un quartiere periurbano, che al momento soffre la mancanza della figura di un medico. Posto che le competenze dell’infermiere di prossimità non potrebbero comunque sostituire quelle di un medico di base, ma semmai affiancarle, la funzione dell’Ifec sarà quella di offrire un servizio gratuito, che sarà erogato una o due volte a settimana. Saranno raggiungibili per il cittadino anziano in difficoltà, facendo da collegamento con l’ospedale oppure offrendo sostegno quando si tratta di prenotare servizi sul fascicolo sanitario. Si tratta, insomma, di mettere in campo un presidio di vicinanza, in un quartiere che al momento ne è sprovvisto».
E aggiunge: «In questa fase, ci interessa capire in che modo risponderanno i cittadini, per poi pensare di proporre l’iniziativa anche in altri quartieri. Abbiamo già anticipato questa novità sabato scorso, in occasione del Festival della Salute».
Una visione con cui converge, anche se in parte, quella di Fratelli d’Italia, che presenta una mozione in proposito. Secondo il capogruppo, Marco Olzi e la consigliera Rosaria Compagnone, la Giunta deve impegnarsi in tre direzioni: mantenere viva l’interlocuzione con l’azienda sanitaria per attivare il servizio; individuare nei singoli quartieri le strutture che potrebbero ospitare il servizio; da ultimo, definire, insieme ad Asst e Ats, le modalità organizzative e di integrazione del servizio con la rete sanitaria e sociosanitaria già esistente.
«Con questa mozione — precisa Compagnone — vogliamo dare un segnale chiaro e concreto: la salute e il benessere dei cittadini devono essere al centro delle politiche comunali. L’infermiere di quartiere è una figura di prossimità che può fare davvero la differenza, soprattutto in una città come la nostra, in cui la popolazione sta progressivamente invecchiando e le fragilità sociali e sanitarie sono sempre più diffuse».
Sulla stessa linea anche Olzi, che sottolinea l’importanza del servizio in città: «L’idea dell’infermiere di quartiere nasce dal confronto con i professionisti della sanità. È stata infatti lanciata durante il Festival della Salute presso le Colonie Padane, una lunga giornata di dialogo e riflessione organizzata da Asst Cremona e animata da numerosi operatori del settore sanitario, sociosanitario e del volontariato. In quell’occasione è emersa con chiarezza la necessità di avvicinare i servizi ai cittadini e di creare presidi diffusi sul territorio. Noi abbiamo raccolto quell’indicazione e l’abbiamo trasformata in una proposta concreta. Crediamo che questo strumento possa migliorare l’accesso alle cure, ridurre i ricoveri impropri e rafforzare la rete di sostegno tra cittadini, istituzioni e sanità».
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