L'ANALISI
21 Luglio 2025 - 18:23
La messa celebrata da don Antonio Bandirali e parte dell'equipe, con in alto Alessio Cavagnoli e da sinistra Maria Sanfilippo, Mariagiovanna Pangallo, Bianca Faraci
CREMONA - Soddisfare il bisogno di tranquillità dell’anziano, senza però rinunciare a stimolare le sue relazioni con il ‘mondo esterno’: è questa la sfida quotidiana dei Centri Diurni Integrati, servizi semi-residenziali rivolti a persone anziane che vivono ancora al proprio domicilio, ma necessitano di assistenza e sostegno durante le ore diurne.
A raccontare la complessità di questa missione è Alessio Cavagnoli, responsabile delle attività educative del Centro Diurno ‘Barbieri’ di via XI Febbraio, tra le unità di offerta dell’Azienda Speciale Comunale Cremona Solidale. Una realtà che opera in stretta sinergia con i servizi territoriali, favorita anche dalla vicinanza fisica con il complesso polifunzionale del Civico 81.
Negli ultimi anni, però, l’identikit degli ospiti è cambiato. Dopo la pandemia, l’anziano – anche se parzialmente autosufficiente – si presenta più fragile e più timoroso di uscire dalla rete protetta del centro. «Sempre più spesso – spiega Cavagnoli – viene ritardato l’ingresso in struttura, anche quando i familiari iniziano a notare segnali di decadimento cognitivo. Gli ospiti che arrivano al Barbieri sono dunque più anziani e spesso con più patologie importanti».
Anche attività semplici possono rivelarsi complesse: «Alle volte – continua – proporre una passeggiata nel giardino che circonda la struttura diventa un’impresa. C’è chi ha paura di cadere, chi non si sente sicuro, chi vive anche i piccoli spostamenti come fonte di forte stress». «La nostra sfida – sottolinea il responsabile – è conciliare il bisogno di sicurezza con quello di engagement, ovvero di coinvolgimento attivo, per contrastare l’isolamento e il ripiegamento su sé stessi».
Ma come raggiungere questo equilibrio? Al Centro Diurno Barbieri, le proposte sono molteplici. Il lavoro quotidiano si avvale della collaborazione di un’equipe multidisciplinare, formata da educatori, oss, asa, da un’infermiera e da un medico.
Tra le attività offerte, i corsi di Qigong – disciplina legata alla medicina tradizionale cinese, di cui lo stesso Cavagnoli è insegnante abilitato – e le collaborazioni attive con realtà del territorio, come scuole ed oratori. Particolarmente significativa la sinergia con Don Antonio Bandirali, parroco di Sant’Imerio.
«Anche quest’anno – racconta, ancora, Cavagnoli – numerosi sono state le attività: abbiamo anche curato l’allestimento della chiesa di Santa Maria Maddalena, esponendo i cartelloni realizzati durante il progetto Polenta lenta. Insieme alla volontaria Rossella Galletti, i nostri ospiti si sono cimentati nella preparazione di questo piatto della tradizione, diventando protagonisti di un vero e proprio ‘cooking show’».
Tuttavia, alcune iniziative si sono perse nel tempo. «Negli anni – riflette il coordinatore delle attività educative – le reti sociali si sono indebolite. Alcuni progetti, anche per la difficoltà di trovare disponibilità tra le figure coinvolte, non sono più ripartiti. Penso agli incontri con il vigile di quartiere, o con i bambini della scuola primaria: erano veri toccasana per i nostri ospiti, che hanno un profondo bisogno di relazioni di prossimità».
Da qui, l’appello al territorio: impedire che i centri diurni diventino realtà chiuse in sé stesse, ed al contrario, riconoscerne il ruolo come parte viva del tessuto sociale cittadino. «Alle realtà del quartiere – conclude Cavagnoli – vorremmo mandare un messaggio: il Centro Barbieri ha bisogno anche di voi. Non dimenticate i nostri anziani. Conosciamoci, incontriamoci, costruiamo insieme nuove proposte. Per tenere acceso, ogni giorno, lo stupore di vivere».
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