L'ANALISI
17 Settembre 2025 - 18:53
CREMONA - Si è spenta Vittoria Rossini Foderaro, aveva 83 anni. Una vita piena la sua: insegnate di disegno, valente pittrice, conosciutissima in tutta la provincia e non solo, attualmente consigliera dell’Adafa e fino a qualche tempo fa di altre associazioni culturali-artistiche. Sposata con Vittorio Foderaro, già presidente della Provincia di Cremona, ha tre figli, Giuseppe, presidente della Fondazione Città di Cremona, Paola, commerciante, e Antonio, ingegnere. Il funerale verrà celebrato sabato alle 11 nella chiesa di Sant’Agostino. Una notizia che ha scosso il mondo dell’arte cremonese, con decine e decine di messaggi e telefonate di cordoglio tra amici ed estimatori di Vittoria, una notizia che ha colpito a ciel sereno l’Adafa, che lei considerava una seconda famiglia.
Vittoria è morta in uno dei luoghi che più amava: Vigo di Fassa, nella casa di famiglia, con sul comodino il libro Cremona mon amour, un inno alla sua città, che la pittrice adorava, che attraversava in lungo e in largo con la bicicletta, in inverno avvolta in coloratissimi scialli «per rompere l’affascinate grigio di questa città» diceva e in estate con colori smaglianti «per essere in tono con la stagione». Sempre sorridente, solare e vitale, pronta a fermarsi a scambiare due parole con i numerosi amici e amiche era impegnatissima a organizzare e partecipare a mostre di pittura, fino all’ultimo (la morte è stata improvvisa). Per Adafa, di cui era stata eletta consigliera in giugno, stava organizzando ben due mostre collettive e mettendo a punto altre iniziative. Un’intera sezione della prossima collettiva di novembre verrà dedicata interamente a lei, inoltre l’Adafa, in collaborazione con la famiglia, sta pensando di istituire un premio di pittura a lei dedicato. «Un’amica e collega raffinata, una maestra nell’uso della tempera, sapeva ottenere atmosfere suggestive, mi mancheranno molto le nostre conversazioni» dice commossa l’amica di sempre, Giusy Asnicar, vicepresidente dell’Adafa.
«La ricerca creativa di Vittoria Rossini – spiega il critico Simone Fappanni – si è focalizzata sul dettaglio meta-narrativo. Linee fluenti, perentorie e decise vengono orchestrate, infatti, attraverso veri e propri racconti per immagini che toccano profondamente l’osservatore e si distinguono per la particolare originalità. Nei suoi lavori, infatti, spesso viene prediletta una precisa sintesi formale, libera da aspetti meramente accessori o puramente decorativi. Il risultato complessivo che ne deriva risulta estremamente godibile, caricandosi, non raramente, di una particolare connotazione fabulistica che possiede il raro dono dell’evocazione. Affrontando temi e soggetti diversi, l’artista è riuscita a imprimere una connotazione personalissima, immediatamente identificabile. Ed è questa cifra stilistica l’eredità artistica più autentica che ci lascia Vittoria, assieme alla grande sensibilità che si rivela a pieno in ogni suo quadro».
Anche Giuseppe Termenini, presidente del Gruppo artisti, la ricorda commosso: «La comunità artistica cremonese è rimasta attonita, dolorosamente colpita dalla improvvisa morte della cara Vittoria. Ci lascia una artista di grande valore, ma non solo: ci lascia una infaticabile animatrice culturale, attenta, generosa, empatica. Mi mancheranno i pomeriggi passati con lei all’Adafa nell’allestimento delle mostre, le lunghe telefonate che sempre mi arricchivano culturalmente ed umanamente. Resterà vivo, imperituro il ricordo, della sua arte, della sua cortesia, della sua umanità».
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