L'ANALISI
11 Settembre 2025 - 20:15
CREMONA - L’annuncio su Subito.it: “Si vende un cucciolo femmina di razza Barboncina”. Il prezzo: 2.500 euro. E un numero da contattare: 351-27… Dopo aver versato 580 euro di caparra in due tranche, l’acquirente del cucciolo — una quarantenne cremonese — ha tentato di parlare con chi si era accordato con lei: un uomo. Utenza irraggiungibile. Truffa. La denuncia contro ignoti e, adesso, il processo. Davanti al giudice è finita una donna: Maria Rosaria, 49 anni, casertana, fedina penale macchiata. Attualmente è detenuta in un carcere, giù al Sud.
Sì è tenuta l’udienza predibattimentale. In aula c’era l’avvocato Monica Nichetti, il legale che ha fatto un favore al collega Andrea Balletta, difensore dell’imputata, sostituendolo. Il processo comincerà il 17 dicembre. Sarà sentita la vittima della truffa del barboncino. L’anno è il 2019. Il raggiro è andato a segno tra il 19 e il 20 settembre. Nei giorni successivi, la vittima si è presentata alla Guardia di finanza e ha presentato una querela.
È andata così. Volendo acquistare un cane, aveva fatto varie ricerche sul web, finché, il 19 settembre, su Subito.it ha trovato un annuncio che l’ha catturata. Riguardava la vendita di “un cucciolo di femmina razza barboncina”. Il cagnolino era di suo gradimento. L’indomani ha telefonato al numero che c’era nell’annuncio. Al di là del telefono, una voce maschile. “Nessuna inflessione dialettale”. L’uomo l’ha informata che il cucciolo descritto nell’annuncio era in vendita per 2.500 euro. Lei era interessata. Lui le ha chiesto di versare, a titolo di caparra, 580 euro in due tranche (la prima di 200, l’altra di 380 euro) sulla carta PostePay numero (...). Le ha dato il nome e il codice fiscale dell’intestataria della carta: Maria Rosaria, l’imputata.
Il 19 e il 20 settembre, la vittima ha fatto i due versamenti, poi, su WhatsApp da un numero ha ricevuto le foto relative alla documentazione del cucciolo di barboncino: il pedigree, l’iscrizione all’anagrafe canina austriaca, la certificazione del passaggio di proprietà datata 20 settembre 2019, “a firma del dottor Arturo ... del servizio veterinario della Asl della Regione Lazio”. Pagata la caparra, ricevuta la documentazione sul cane, l’acquirente si è messa in contatto con l’uomo con cui si era accordato. O meglio, ci ha provato. Lo ha chiamato al telefono una, due, tre, più volte. Tutto inutile: il tizio è “evaporato”. “L’utenza telefonica era irraggiungibile o probabilmente credo che sia stato posto un blocco volontario nelle chiamate entranti”, è scritto nella denuncia. Con una aggiunta finale. Per la trattativa sull’acquisto del cucciolo di barboncino, attraverso WhatsApp, la truffata aveva mandato copia della sua carta di identità. E copia della sua tessera sanitaria.
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