L'ANALISI
11 Settembre 2025 - 19:31
CREMONA - Davanti al gip si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, papà e figlio di 59 e 26 anni finiti in carcere martedì, arrestati dalla Squadra Volante che in casa loro aveva trovato più di 3 chili di marijuana. Detenzione di sostanze stupefacenti finalizzata allo spaccio è l’ipotesi di accusa contesta dal pm, Francesco Messina, che al gip ha chiesto per padre e figlio la misura del carcere, perché sussiste il pericolo di reiterazione del reato, desunto dall’ingente quantitativo di droga sequestrata. E perché il figlio ha un precedente specifico: è già stato condannato a 10 mesi e 20 giorni, a settembre del 2024. Il blitz dei poliziotti è avvenuto grazie a una segnalazione anonima sull’app YouPol. La segnalazione è dell’ 8 agosto scorso.
L’avvocato Marilena Gigliotti, difensore del 26enne (il padre è assistito dall’avvocato Valeria Bini) si è opposta alla convalida dell’arresto. «Perché, a mio avviso, non sussistevano i presupposti per una misura così grave e, soprattutto, in ragione del fatto che la perquisizione è stata eseguita senza il previo mandato del pm». Una «perquisizione d’urgenza», l’ha giustificata la polizia. «La giustificazione non può essere ritenuta condivisibile - sottolinea l’avvocato - in quanto la segnalazione su YouPol è avvenuta l’8 agosto scorso. Quindi, c’erano i tempi tecnici per munirsi di adeguato mandato di perquisizione da parte del pm».
L’8 settembre, vigilia della perquisizione e degli arresti, gli investigatori hanno fermato per strada un uomo con della droga. Costui avrebbe dichiarato di averla acquistata da uno dei due arrestati. Secondo il legale, c’era ancora tutto il tempo per chiedere il mandato di perquisizione.
L’avvocato ha anche «contestato la misura cautelare, ritenendola applicabile soltanto come estrema ratio e non ritenendo sussistenti i presupposti per l’applicazione in questo caso». Anche perché padre e figlio «hanno un lavoro stabile, una stabile dimora e, comunque, la sostanza è stata interamente sequestrata». Il difensore ha poi aggiunto: «Nel caso il gip ritenesse sussistente il pericolo di reiterazione del reato, le esigenze cautelari possono essere assecondate tramite il ricorso ad una misura meno afflittiva e più rispondente al caso». Per il 26enne, il difensore ha chiesto l’obbligo di firma e, in seconda battuta, gli arresti domiciliari con l’autorizzazione a recarsi al lavoro. Il gip si è riservato.
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