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SALUTE MENTALE: L’ALLARME

La pandemia ignorata: «E il disagio ora dilaga»

L’Ordine degli psicologi: «Condizione endemica: richiede risposte strutturali, non ‘pezze’»

Francesco Gottardi

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fgottardi@cremonaonline.it

05 Settembre 2025 - 05:15

La pandemia ignorata: «E il disagio ora dilaga»

CREMONA - «I numeri sull’emergenza continua confermano quel che la gente vede ogni giorno: forme vecchie e nuove di disagio e sofferenza riguardano sempre più persone». A lanciare l’allarme è, ancora una volta, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che parla di una «pandemia silenziosa e trascurata».

I numeri tratteggiano un quadro allarmante: a soffrire di un disturbo mentale, a livello globale, sono oltre un miliardo di persone, a fronte di una spesa sanitaria che non raggiunge il 2% del totale e oltre 700mila suicidi all’anno determinati da patologie della psiche. «Una tendenza che si riflette anche sul nostro territorio – conferma il direttore del Dipartimento salute mentale e dipendenze dell’Asst di Cremona, Roberto Poli –. Sono anni che i dati degli accessi ai servizi dedicati sul territorio sono in costante aumento, in particolare della fascia dei minori».

Lo scorso anno, per esempio, sono stati 2.500 i giovanissimi (under 18) che si sono rivolti alla Neuropsichiatria infantile, mentre 3.500 persone sono state prese in carico dalla psichiatria (over 18). Circa 1.500 sono stati invece i casi seguiti dal servizio dipendenze. Segno di un disagio mentale che cresce, e prende nuove forme.

«Crescono i casi di disturbi psichiatrici (depressione, stati d’ansia, disturbi dell’alimentazione) sia quelli del neurosviluppo (autismo, Dhd)». Ma sono numeri che parlano anche di una trasformazione culturale, di accessibilità dei servizi. «Sicuramente – continua Poli – c’è una consapevolezza diversa nelle famiglie, attente soprattutto alla salute dei figli, e in gran parte lo stigma di un tempo a rivolgersi al servizio socio-sanitario è stato demolito. Qui i canali per chiedere aiuto e cominciare un trattamento ci sono, sono chiari e le persone li utilizzano sempre di più nel modo corretto».

Non mancano tuttavia le difficoltà: «All’aumento della necessità non ha fatto seguito una crescita delle figure professionali specializzate: reclutare nuovo personale risulta una delle sfide cui oggi è chiamato il nostro settore già sotto stress per la difficoltà a gestire tutti i casi. In questo ambito la collaborazione con figure socio-educative e con tutto il circuito scolastico cremonese rappresenta un utile strumento per intercettare e gestire forme di disagio, soprattutto giovanile, prima che diventino patologiche. Ambienti più informali, ispirati alla medicina di iniziativa e di prossimità, aiutano a normalizzare forme di aiuto cui non tutti sono inizialmente aperti».

Uno degli allarmi lanciato dal report Oms è, infatti, il gap che resta ampio tra bisogni e servizi, tanto da far parlare l’Ordine degli psicologi della Lombardia di una concezione diffusa «per cui la salute mentale sarebbe un privilegio e non un diritto garantito». La nota diffusa da Valentina Di Mattei, presidente dell’Ordine degli psicologi della Lombardia, insiste sulla necessità, «per la Lombardia e l’Italia di politiche lungimiranti che mettano la salute mentale al centro delle agende sanitarie. Serve un investimento strutturale, stabile e non episodico, che vada oltre le risposte emergenziali e che rafforzi i servizi territoriali, l’integrazione ospedale-territorio e la prevenzione, con particolare attenzione ai giovani, alle donne e alle fasce più vulnerabili». Ancor più tranchant è la sintesi tracciata da Cinzia Sacchelli, consigliera cremasca dell’Ordine degli psicologi: «Progetti precari, emergenziali, generano soluzioni precarie. Qui serve invece un piano strutturale, che punti sulla prossimità e sulla presenza nei luoghi della vita quotidiana».

Un esempio viene proprio da Regione Lombardia che, in attesa di una legge nazionale, ha stanziato 12 milioni di euro per l’assunzione di psicologi che operino all’interno delle case di comunità, con interventi di primo livello «che garantiscono una presa in carico dei casi meno gravi, in tempi rapidi e senza gravare sui servizi specialistici – spiega Sacchelli –. Un altro spazio dove la presenza di uno psicologo sarebbe essenziale sono le scuole, le famiglie avrebbero un supporto diretto per far fronte a un fenomeno di disagio mentale che, tra i giovanissimi, ha raggiunto quote inimmaginabili».

Rispetto alle cause Sacchelli non ha dubbi: «Ogni condizione socioeconomica genera benefici e disagi. Noi ci troviamo nella situazione peculiare della società del benessere, che mette il singolo al centro di tutto e che ci ha resi meno capaci di adattarci a quel che non si allinea ai nostri desideri». Il risultato delle trasformazioni culturali delle nostre società sarebbe una generazione che «fa fatica a prendere delle decisioni, assumersi delle responsabilità. La tendenza a mostrarsi, alla performatività costante, genera ansie e paure nuove di fronte a questo la risposta più facile è l’evitamento, il gettare la spugna ancor prima di iniziare».

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