L'ANALISI
07 Agosto 2025 - 05:25
CREMONA - In provincia di Cremona, il 40,7% dei comuni, ovvero 46 su 113, non ha uno sportello bancario. Sono ovviamente tutti paesi di piccole dimensioni, con qualche eccezione in positivo — ad esempio il caso di Torlino Vimercati nel Cremasco, micro comune da 700 anime dove una banca c’è — e diversi in negativo. Centri come Stagno Lombardo, Pozzaglio ed Uniti, Paderno Ponchielli, che non si possono certo definire ‘extra small’, avendo una popolazione intorno ai 1.500 abitanti, sono sprovvisti di filiali.
E la situazione continua a peggiorare. Nell’ultimo anno e mezzo, infatti, il saldo tra sportelli chiusi e aperti è negativo. Per la provincia di Cremona – comunicano dalla Banca d’Italia – dal 1 gennaio 2024, risultano cinque sportelli chiusi, a fronte di uno nuovo aperto: il numero di succursali di banche in provincia di Cremona era di 184 a fine 2023, ed è sceso a 180 al 30 giugno di quest’anno
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Le ultime a chiudere, nel corso dei 18 mesi tra inizio 2024 e fine giugno, sono state due filiali in città (Fideuram-Intesa Sanpaolo private banking di via Rialto e Intesa Sanpaolo di corso Garibaldi) e quelle del Crédit Agricole di Spinadesco, Persico Dosimo, dove è rimasta una sola banca, e Corte de’ Cortesi. C’è stato poi il cambio di nome dei quattro sportelli della ‘Cassa Rurale - BCC di Treviglio’ che si trovano nel Cremasco. Formalmente chiusi l’otto giugno e riaperti il giorno successivo nella stessa sede, a seguito dell’incorporazione nella ‘Bcc Carate Brianza e Treviglio’, avvenuta il 9 del mese. Di fatto tali sportelli hanno operato in continuità
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Il numero di sportelli per ciascun comune va di pari passo con la grandezza dei centri abitati. Cremona fa ovviamente la parte del leone con 38, poi c’è Crema con 23. Seguono Casalmaggiore con nove, Pandino con sei e Soresina con cinque. Castelleone, invece, fa eccezione. Nonostante sia al quarto posto tra i comuni più popolosi della provincia, con oltre 9.000 abitanti, conta solo quattro filiali. Tra gli altri centri principali del territorio, Pizzighettone ha cinque sportelli, Rivolta quattro, Soncino, Spino d’Adda, Piadena Drizzona e Offanengo tre.
Ci sono anche paesi più piccoli che hanno comunque tre filiali: è il caso di Dovera e Castelverde.
Sono molteplici le cause di questo progressivo venir meno degli sportelli bancari.
Innanzitutto, la digitalizzazione. Le banche stanno investendo massicciamente in servizi online e mobile banking, permettendo ai clienti di effettuare operazioni una volta possibili solo allo sportello, direttamente da casa. Questo cambiamento ha ridotto il flusso fisico nelle filiali, rendendo meno sostenibile mantenerle attive, soprattutto dove la clientela è limitata, come appunto nei piccoli paesi. Altro fattore è quello legato alla crescente pressione sui margini di profitto, che ha spinto molti istituti bancari ad avviare piani di ristrutturazione. Le filiali nei piccoli comuni, con costi fissi elevati e volumi d’affari ridotti, sono spesso le prime a essere chiuse. Le banche privilegiano modelli centralizzati e la concentrazione delle sedi in aree urbane o in comuni più grandi, dove l’attività è più redditizia. Tra gli altri fattori, i cambiamenti normativi. Le regole europee e italiane impongono sempre più requisiti in termini di capitale e gestione del rischio, spingendo le banche a semplificare le proprie strutture.
Inoltre, stanno nascendo nuovi modelli di ‘banca leggera’, che operano solo online o con reti di consulenti mobili, eliminando la necessità di sedi fisiche tradizionali. Restano i disservizi, specialmente per la popolazione anziana, certo meno avvezza all’utilizzo di app bancarie. Senza dimenticare l’impatto di questa progressiva desertificazione sul tessuto economico locale, in quanto scoraggia la nascita di nuove attività e complicando la gestione quotidiana delle imprese esistenti.
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