L'ANALISI
IL FRONTE DELLA SICUREZZA
01 Agosto 2025 - 16:53
CREMONA - Ogni giorno sono in strada e non solo per dare le multe. Si occupano di sicurezza urbana: prevengono e reprimono reati al pari di poliziotti, carabinieri e finanzieri. Rischiano la pelle, ma a differenza delle forze di polizia, gli agenti della Polizia locale di Cremona combattono la criminalità con lo spray urticante al peperoncino. E nei controlli, non sanno con chi hanno a che fare, perché la Polizia locale non può consultare la banca dati Sdi (Sistema di indagine interforze): l’accesso sarebbe fondamentale.
Nasce dalla «necessità ormai urgente» di potenziare le Polizie locali attraverso l’adeguamento del quadro normativo e organizzativo che ne regola l’attività, un documento articolato in cinque proposte. Lo hanno firmato gli assessori di tutte e 12 le città capoluogo lombarde, di centrodestra e di centrosinistra, perché la sicurezza urbana non ha colore politico.
Capofila è Cremona con Santo Canale, assessore alla Polizia locale e Sicurezza, e vice presidente Anci Lombardia del Dipartimento Sicurezza. Lui, via Pec, ha inoltrato ufficialmente il documento a Romano La Russa, assessore regionale alla Sicurezza e Protezione civile. Il 4 luglio scorso Canale lo aveva presentato ai colleghi Iacopo Rebecchi di Mantova (qui si era tenuto l’incontro), Valter Muchetti di Brescia, e Giacomo Angeloni di Bergamo.
Il ‘modello Cremona’ era stato immediatamente condiviso. Così, Canale lo ha fatto ‘girare’, incassando il consenso di Marco Granelli, assessore alle Opere pubbliche, Cura del territorio e Protezione civile di Milano, Simona Piazza, assessore alla Polizia locale di Lecco, Manuela Minojetti di Lodi, Ambrogio Moccia di Monza, Raffaele Catalano di Varese. E dei sindaci Marco Scaramellini di Sondrio e Alessandro Rapinese di Como, l’uno con delega alla Polizia Locale, l’altro con delega alla Sicurezza e alla Polizia locale.
La prima riguarda l’aggiornamento del Regolamento regionale sugli strumenti di autotutela, «perché l’attuale non rispecchia più la dotazione effettiva in uso alle Polizie locali: spray, bastoni estensibili, giubbotti protettivi, bodycam». A Regione Lombardia i 12 assessori chiedono «un tavolo di confronto con il ministero dell’Interno sull’impiego degli strumenti principali di autotutela» e di «integrare il Regolamento con un elenco aggiornato delle dotazioni autorizzate, le modalità di formazione e abilitazione all’uso e il necessario allineamento normativo al quadro nazionale».
La seconda richiesta riguarda l’accesso al sistema Sdi per i Comuni capoluogo. «L’accesso alla banca dati Sdi, fondamentale per i controlli su persone, veicoli e documenti, è attualmente preclusa alle Polizie locali». Da qui la richiesta a Regione Lombardia di «attivarsi formalmente presso il Governo, in particolare presso il ministero dell’Interno, per avviare una sperimentazione nei Comuni capoluogo che consenta l’accesso diretto, tracciato e gratuito al sistema Sdi da parte di operatori formati e accreditati».
A Regione Lombardia si chiede, poi (è il terzo punto del documento unitario), la formazione obbligatoria e regolare per gli operatori della Polizia locale, perché «ad oggi la formazione è discontinua e non strutturata». In particolare, si chiede di «organizzare corsi semestrali per agenti con accesso garantito entro sei mesi dall’assunzione; l’attivazione di corsi annuali per ufficiali, con tempi formativi certi e l’attivazione di corsi biennali per comandanti, finalizzati al consolidamento delle competenze gestionali e strategiche».
Al quarto punto, i dodici assessori chiedono «un aumento stabile delle risorse regionali per la sicurezza locale».
«I Comuni — si legge nella proposta - sostengono direttamente la maggior parte dei costi relativi a dotazioni, mezzi, sistemi di videosorveglianza e tecnologie, oltre che al personale della Polizia locale e ai progetti di sicurezza urbana». Serve «incrementare in modo strutturale i fondi destinati alla sicurezza urbana, garantendo un cofinanziamento stabile per dotazioni tecnologiche, mezzi operativi e infrastrutture, sostegno alle assunzioni e ai costi di straordinario per il personale di Polizia locale per i progetti di sicurezza urbana». Si chiede di «aprire una trattativa per la rivalutazione del ruolo dell’agente di Polizia locale in termini economici, previdenziali e assistenziali in quanto essi svolgono attività equiparabili alle altre forze dell’ordine, lavorando tuttavia in condizioni ben diverse».
L’ultimo punto del documento unitario riguarda una legge regionale sugli Street Tutor, le figure che vigilano nelle piazze e nelle vie della movida. Una legge sulla base del modello dell’Emilia Romagna. Al riguardo, in Consiglio regionale è già stata depositata una proposta di legge per introdurre la figura dello Street Tutor. A La Russa, i firmatari del documento chiedono un’accelerazione dell’iter legislativo e «di sostenere con appositi finanziamenti i percorsi formativi per questa figura, destinata a svolgere funzioni di prevenzione e mediazione nei contesti urbani più sensibili, in affiancamento alla Polizia locale.
«Le Polizie locali dei capoluoghi lombardi svolgono un ruolo centrale nel garantire la sicurezza urbana e il presidio del territorio — dichiara Canale —. Le loro responsabilità sono cresciute in modo significativo, senza che il quadro normativo e organizzativo si sia evoluto di pari passo». Da qui, «la necessità di avviare una revisione strutturata e coerente del sistema. Regione Lombardia è chiamata a esercitare pienamente il proprio ruolo di coordinamento e indirizzo. Le proposte presentate, ora condivise da tutte le città capoluogo della regione, vanno in questa direzione e si fondano su bisogni operativi reali. Aggiornamenti normativi, strumenti adeguati, accesso alle informazioni obbligatorie e risorse certe sono condizioni indispensabili per rafforzare la capacità operativa della Polizia locale e rispondere alle richieste di sicurezza della città».
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