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PIADENA DRIZZONA. IL CASO

La roggia Seriola ‘infiamma’ il consiglio

Dibattito acceso: la minoranza incalza e il sindaco replica

Davide Luigi Bazzani

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davideluigibazzani@gmail.com

23 Luglio 2025 - 17:11

La roggia Seriola ‘infiamma’ il consiglio

PIADENA DRIZZONA - Il caso della Roggia Seriola continua a scaldare il consiglio comunale. Il consigliere Luigi Pagliari ieri sera ha puntato il dito contro l’amministrazione: «La gente andava avvertita di quanto stava accadendo. Sono passati dieci mesi dallo sversamento e nessuno ha informato i cittadini nel modo necessario. Non bastano le indagini, serve chiarezza, perché qui c’è di mezzo la salute pubblica».

Decisa la difesa del sindaco Federica Ferrari, che ha detto di aver seguito le indicazioni degli enti superiori nella gestione della vicenda. Pagliari ha ripercorso i fatti, a partire dal 23 settembre 2024, quando era stata segnalata una colorazione bianca anomala nell’acqua della roggia, e il giorno successivo erano stati attivati Arpa, Ats e Protezione civile per risalire alla fonte dell’inquinamento.

«Il problema – ha insistito – non è solo capire cosa è successo, ma cosa si è fatto per proteggere i cittadini. Nessuna ordinanza, nessun avviso per chi utilizza l’acqua della roggia per irrigare orti e campi».

Il consigliere ha anche chiesto spiegazioni sul materiale rinvenuto: «L’inalazione di polveri di silicio può causare silicosi, una malattia polmonare cronica e irreversibile. Perché non si è fatto nulla per impedire che la gente entrasse in contatto con questa sostanza?».

A rincarare la dose è intervenuto anche l’ex sindaco Matteo Priori: «Il sindaco è il primo responsabile della salute pubblica. Bastava emettere un’ordinanza immediata per bloccare la zona e recintarla, anche solo con un nastro di avviso. Perché non è stato fatto?».

Priori ha poi sottolineato come la tempestività sia essenziale in casi del genere: «Quando succedono episodi così gravi, non si può aspettare che arrivino i rapporti ufficiali».

Il sindaco ha risposto respingendo ogni accusa di sottovalutazione: «Trovo facile, con il senno di poi, dire che si sarebbe dovuto fare diversamente. Noi ci siamo mossi subito: il 24 settembre era già attiva la sala operativa della Protezione civile regionale. Tutte le azioni sono state coordinate con Arpa, Ats e Provincia, gli enti con le competenze tecniche. Non c’è stato nessun atteggiamento superficiale».

Ferrari ha spiegato che il sito da cui proveniva la sostanza è tuttora sotto sequestro e che ogni intervento è stato subordinato alle autorizzazioni della magistratura: «Prima di pensare a soluzioni come vasche di raccolta, bisognava capire da dove arrivava l’acqua contaminata e ci si è riusciti con l’uso dei droni. Non potevamo improvvisare. Arpa e Ats ci hanno dato indicazioni precise».

Sulla natura della sostanza ha precisato: «Le analisi di Arpa parlano di silicio cristallino, un materiale inerte e non pericoloso per l’ambiente, se non in caso di inalazione di polveri molto sottili. Quanto ai dati, sono disponibili e allegati agli atti».

Pagliari, però, non si è detto soddisfatto: «Bastava un cartello, un avviso per dire ai cittadini di non usare quell’acqua, anche per irrigare. Qui si è lasciato correre per mesi». Ferrari ha ribattuto: «Abbiamo seguito passo passo le indicazioni degli enti competenti».

La vicenda resta aperta: i campioni di terreno prelevati a maggio sono ancora in analisi, mentre Pagliari e Priori hanno annunciato ulteriori richieste di accesso agli atti.

La seduta ha affrontato vari altri argomenti: il Documento Unico di Programmazione 2026-2028, il recesso dal Consorzio Forestale Padano, l’adesione al nuovo Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale Da Canossa all’Europa, la Comunità energetica rinnovabile, il regolamento dei servizi sociali e infine il Sistema di Accoglienza e Integrazione.

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