L'ANALISI
09 Luglio 2025 - 20:13
L’avvocato Sinelli, Zucchi e l’avvocato Curatti
CREMONA - Insultato: ‘Sei un mongolo’. Minacciato: ‘Ti ammazziamo’. E massacrato a calci e pugni, perché in tavola non arriva il tiramisù. E perché le birre tardano. La Fabbrica di Pedavena che si trasforma in un ring con Stefano Zucchi, il cameriere, messo ko sotto i colpi, violenti, di Fabio e Vittorio De Iulio, zio e nipote napoletani di 42 e 23 anni, cowboy di spicco nel mondo del Reining (disciplina dell'equitazione americana). E con la collega di Stefano che nel tentativo di salvalo, si prende «un paio di calci nelle costole e un colpo allo zigomo». Brutta storia del 16 novembre 2021 nel locale pieno di gente (150 clienti).
La «insensata veemenza», oggi è costata ai De Iulio la condanna a 2 anni e 3 mesi ciascuno (il pm onorario Silvia Manfredi aveva chiesto 2 anni e 6 mesi). Niente pena sospesa. E la condanna a risarcire i danni ai due camerieri. Tremila euro (provvisionale) a Stefano, finito in ospedale con la frattura scomposta dell’ulna dai colpi «violentissimi»: sala operatoria, cinque giorni di ricovero, 174 giorni di malattia, la placca nel braccio, l’aiuto dello psicologo per dominare l’ansia che ancora c’è. Stefano era parte civile con l’avvocato Luca Curatti. Gli imputati dovranno risarcire con 1.800 euro la collega, parte civile con l’avvocato Annalisa Sinelli.
I De Iulio non si sono mai visti in aula. Forse speravano di addomesticare la vicenda con due assegni consegnati alle vittime del brutale pestaggio nelle more del processo: quello da 15mila euro a Stefano, quello da 1.200 euro alla collega. La difesa ha puntualizzato che quel pagamento spontaneo denota la presa di consapevolezza degli imputati di aver sbagliato. «Non una lettera di scuse, non una telefonata», ribatte l’avvocato Curatti, che porterà i De Iulio davanti al giudice civile per il complessivo risarcimento del danno biologico-morale calcolato in 27.275,50 euro (riconosciuto dal giudice penale), meno i 15mila già versati e i 3mila di provvisionale.
Quattro anni fa, zio e nipote De Iulio erano in zona per una manifestazione di cavalli. A La Pedavena erano andati alcuni giorni prima. Sono tornati il 16 novembre, martedì: una tavolata di dieci persone. La serata di inaudita violenza innescata da birra e tiramisù - «futili motivi» per dirla con l’avvocato Sinelli — Stefano e la collega l’avevano già raccontata al giudice.
È il periodo post Covid: green pass e mascherine. Stefano: «C’era poco personale, era faticoso lavorare e il servizio era rallentato. Queste persone erano insofferenti, maleducate. Uno del tavolo si è alzato, lamentandosi che non era ancora stato portato da bere. Gli ho detto di accomodarsi, mi dava del maleducato. ‘Se non ci portate da bere, spacco tutto’ ». Stefano non dà molto peso, pensa che sia finita lì. «Dopo un’ora, un’ora e mezza, uno del tavolo si è lamentato, perché non avevo portato le mini porzioni di tiramisù. Erano finite». In cinque, sei poi lo accerchiano. «Questo Fabio mi dà del ‘mongolo’, perché non avevo portato il tiramisù».
Stefano si prende «una raffica di pugni in faccia». Non reagisce, sta fermo. «Ho afferrato la persona che avevo davanti (Vittorio De Iulio, ndr) per allontanarlo. Con lui mi sono trovato a terra». A terra, «la situazione degenera ancora di più, mi hanno picchiato ancora di più. ‘Ti ammazziamo, te la faccio pagare’». Stefano si rannicchia, cerca di parare «i colpi concentrati alla testa; mi davano calci con scarpe da lavoro o con la punta in metallo. Ho visto i De Iulio colpirmi quando ero a terra». Interviene la collega: «Sono saltata sopra di lui per farli smettere, sono stata colpita».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris