L'ANALISI
30 Aprile 2025 - 19:52
CREMONA - «Quando ho saputo della brutale aggressione al barman de La Ciocco, certo che mi sono immedesimato. Non lo conosco, ma gli esprimo la mia solidarietà. A me è successa una cosa con conseguenze meno gravi, ma non è assolutamente possibile che accadano tali fatti». L’ex cameriere de La Fabbrica di Pedavena si arrotola la manica della camicia e mostra la cicatrice sul braccio sinistro. La sera del 16 novembre del 2021 con il locale pieno di gente (circa 150 clienti), «in cinque-sei mi hanno accerchiato, mi hanno atterrato, ho preso una raffica di pugni e di calci».
Da quel brutale pestaggio, il cameriere era uscito con una frattura scomposta all’ulna. L’intervento chirurgico, cinque giorni di ospedale, otto mesi di malattia con la placca nel braccio («Ancora oggi è un po’ più debole»). E, poi, l’aiuto dello psicologo, «perché quel fatto mi provoca ancora ansia». L’ex cameriere è parte civile con l’avvocato Luca Curatti, nel processo a carico di due clienti quel giorno in zona per una manifestazione di cavalli, la sera a cena a La Pedavena, dove si erano già recati in passato. Una tavolata di dieci amici in tutto.
E parte civile con l’avvocato Annalisa Sinelli è anche la vice responsabile del locale, che aveva tentato di salvare dal pestaggio il collega, lei rimediando «un paio di calci nelle costole e un colpo allo zigomo». I due a processo per lesioni e percosse sono Fabio e Vittorio De Iulio, napoletani di 42 e 23 anni, zio e nipote. Non due nomi qualsiasi nel mondo del Reining bensì atleti punta di diamante dell’equitazione campana: nel 2023, De Iulio zio è stato nominato presidente di Campania Reining; a luglio di quello stesso anno, zio e nipote erano nella squadra che aveva rappresentato l’Italia ai Mondiali in Svizzera. Non erano in aula, ieri, zio e nipote. Un terzo imputato è già uscito di scena con un patteggiamento. Prima l’ex cameriere, poi la collega hanno raccontato com’era andata quella sera di «veemenza insensata».
L’ex cameriere premette: «Eravamo nel periodo post Covid: green pass e mascherine. C’era poco personale, era faticoso lavorare, proprio perché c’era in ballo il Covid e il servizio era rallentato. Queste persone erano insofferenti, maleducate. Uno del tavolo si è alzato, lamentandosi che non era ancora stato portato da bere, perché era un po’ che aspettavano. Gli ho detto di accomodarsi, mi dava del maleducato. Parolacce? ‘Se non ci portate da bere, spacco tutto’. Mi sembravano frasi così». Il cameriere non dà molto peso e pensa che la cosa sia finita lì.
Invece, «dopo un’ora, un’ora e mezza, uno del tavolo si è lamentato, perché non avevo portato le mini porzioni di tiramisù. Erano finite». Ed è a quel punto che «vedo cinque-sei persone che si alzano e veloci vengono verso di me. Mi accerchiano. Questo Fabio mi dà del ‘mongolo’, perché non avevo portato il tiramisù».
Il cameriere si trova faccia a faccia con uno de De Iulio. «Per evitare una testata, ho alzato la mano; per allontanarmi ho indietreggiato un po’, ma dietro avevo il bancone. Sono stato circondato. Ho preso una raffica di pugni in faccia, ho cercato di non reagire, stavo fermo. Al che ho afferrato la persona che avevo davanti (l’imputato Vittorio, ndr) per allontanarlo. Con lui mi sono trovato a terra. E a terra, la situazione è degenerata ancora di più. Mi hanno picchiato ancora di più. ‘Ti ammazziamo, te la faccio pagare’. Ho cercato di rannicchiarmi, di coprirmi la testa, perché i colpi erano concentrati alla testa. Ho visto che mi davano calci con scarpe da lavoro o con la punta in metallo. Ho visto i De Iulio colpirmi quando ero a terra».
È intervenuta la collega. «Li ho visti andare in 4-5 verso il cameriere, lo hanno accerchiato, aggredito, buttato in terra. Nella concitazione, dicevano: ‘Ti ammazziamo’. Sono saltata sopra di lui per farli smettere, sono stata colpita: un paio di calci nelle costole, un colpo allo zigomo». Quella sera, anziché intervenire in soccorso dei camerieri, nessuno dei clienti ha mosso un dito, salvo il responsabile del locale, che si è preso un ceffone.
«Dei clienti facevano i video, poi uno si è fatto avanti con un video. Io intanto ho chiamato le forze dell’ordine. Essendo io in quel momento vice responsabile, non potevo lasciare il locale, è venuta un’ambulanza. Mi hanno riscontrato le lesioni, non sono andata al Pronto soccorso». I De Iulio pensavano di cavarsela con 1.200 euro di risarcimento consegnati alla cameriera e 12.500 al collega, senza passare dagli avvocati delle vittime. In aula si tornerà il 14 maggio.
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