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CREMONA. NELLE AULE DI GIUSTIZIA

Tamoil: «Inquinamento storico o nuovo?», il giudice si riserva

Udienza battagliata di opposizione alla richiesta di archiviazione bis del pm

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

09 Luglio 2025 - 19:31

Tamoil: «Inquinamento storico o nuovo?», il giudice si riserva

CREMONA - L’ex raffineria Tamoil continua a minacciare le aree esterne della canottieri Bissolati con un cocktail di idrocarburi? Il surnatante è ‘fresco’? Oppure l’inquinamento è ‘storico’? La barriera idraulica messa 18 anni fa (nel 2007) sta facendo il suo lavoro o non funziona come dovrebbe?

È il nodo che dovrà sciogliere il gip, al quale il pm, Davide Rocco, ha chiesto - per la seconda volta - di archiviare l’indagine nata nel 2022 dagli esposti di Legambiente Lombardia, Gino Ruggeri dei Radicali e Bissolati.

Per il pm e per i legali di Tamoil, Carlo Melzi d’Eril e Simone Lonati, l’inquinamento «è storico». «Sono passati 18 anni e il prodotto è ancora lì. Per noi, è un prodotto fresco, non è un prodotto residuale», ribattono gli avvocati Gian Pietro Gennari e Claudio Tampelli (per Bissolati), Vito Castelli (per Ruggeri) e Sergio Cannavò di Legambiente.

Il caso è stato discusso oggi, nelle due ore di udienza di opposizione alla richiesta di archiviazione bis. I legali di Tamoil insistono per l’archiviazione. «Siamo convinti, anche in base alla consulenza tecnica del professor Luca Alberti, che non esista alcuna contaminazione in corso - affermano Melzi d’Eril e Lonati —, perché la barriera idraulica che separa il sito industriale dalle aree esterne funziona ed è in grado di impedire qualunque passaggio sia di surnatante sia di acqua contaminata, e di recuperare, nello stesso tempo, surnatante che era già uscito prima della barriera».

La barriera idraulica «posizionata in mezzo — spiegano i legali di Tamoil —, crea un cono dentro il quale finisce l’acqua che proviene dal sito, ma viene anche richiamato il surnatante storico». Per recuperarlo tutto, ci vorranno anni «come ha evidenziato l’esperienza di altri siti simili che ci sono nel nostro Paese, ma è chiaro — rimarcano i difensori di Tamoil — che quello non può essere un prodotto nuovo, perché tutti gli indici ci confermano che è prodotto storico, proveniente da prima della barriera. Sia i dati che abbiamo prodotto noi sia quelli prodotti dal pubblico ministero smentiscono che ci sia prodotto fresco».

Battaglia giudiziaria accesa. Sul fronte opposto della barricata, la presenza, anche di cherosene, sarebbe la prova di un inquinamento nuovo, perché la raffineria «lo stocca solo dal 2018». «Non è vero — replicano i legali di Tamoil —. La raffineria lo stocca da quando esiste, poi ha smesso dal 2011 al 2018, quando è diventata deposito, e poi ha ripreso nel 2018». Ma nel braccio di ferro, c’è dell’altro. «Dire che alla Conferenza dei Servizi si decide ciò che vuole solo Tamoil, si commenta da solo — evidenziano gli avvocati Melzi d’Eril e Lonati —. Tamoil ha sempre fatto solo quello che era stato concordato all’interno della Conferenza dei Servizi, alla quale vi partecipa anche Bissolati. Poi si può essere più o meno d’accordo, però si prende una decisione nel contraddittorio di tutti e quella si attua».

Vanno all’attacco gli avvocati Gennari e Tampelli: «Che Tamoil continui a inquinare non lo diciamo noi. Lo dicono i nostri consulenti, le sentenze penali e i consulenti tecnici dei giudici nel civile. Questi dati sono agli atti. Riteniamo che la perizia fatta dal consulente del pubblico ministero sia gravemente errata, perché parte dai presupposti errati che sono stati sconfessati nelle sentenze penali e nelle consulenze tecniche in sede civile. E, addirittura, trovano una loro critica nella sentenza del Tar. Il Tar ha dato delle indicazioni sull’erroneità di alcuni passaggi dell’istruttoria dei procedimenti amministrativi. Speriamo che ci sia un adeguamento a quello che dice il Tar nella prossima Conferenza dei servizi fissata per il 24 luglio. In ogni caso, sono passati 18 anni e il prodotto è ancora lì».

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Gli avvocati Gian Pietro e Monica Gennari, Claudio Tampelli, Carlo Melzi d'Eril, Simone Lonati e Tampelli con Vito Castelli

Accolta l’eccezione dei legali dell'azienda ed escluse le memorie depositate fuori termine dalla canottieri

L’udienza si è aperta con le scintille: l’eccezione sollevata dagli avvocati di Tamoil, Melzi d’Eril e Lonati, che al gip avevano chiesto di non ammettere le produzioni documentali depositate dagli avvocati di Bissolati fuori termine. Eccezione accolta. «Il procedimento è complesso, si tratta di questioni tecniche — hanno spiegato i legali di Tamoil —. Il fatto di non aver rispettato il termine di 5 giorni che noi, invece, abbiamo rispettato, depositando una memoria che è la nostra consulenza tecnica, ha reso quei documenti non utilizzabili per l’inizio del contraddittorio».

«Era solo una memoria di discussione che avevamo depositato con l’intento di sollevare il giudice da una discussione lunga due ore — hanno ribattuto gli avvocati Gennari e Tampelli —. Erano comunque atti che avevamo già depositato in sede di opposizione alla richiesta di archiviazione: oggi li avevamo solo ridepositati».

«Una ricca documentazione», per Sergio Ravelli, leader dei Radicali, «che porta a considerazioni difficilmente contestabili: l’area della Bissolati risulta attualmente contaminata da idrocarburi provenienti dalla Tamoil tramite trasporto da parte della falda idrica in fase disciolta e libera (surnatante). Ciò è da attribuirsi alle carenze strutturali della barriera idraulica progettata principalmente allo scopo di non permettere il passaggio di acque con contaminazione disciolta e non con lo scopo specifico di intercettare il surnatante». E ancora: «La presenza di surnatante nelle aree della Bissolati ha una datazione recente e non storica. Lo dimostra la presenza di Mtbe e di kerosene». Infine, «senza una nuova analisi del rischio non è possibile garantire l'assenza di un rischio per la salute». Ravelli si dice «fiducioso che il gip non archivierà con richiesta alla Procura di proseguire le indagini».

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