L'ANALISI
29 Giugno 2025 - 05:15
BOZZOLO/CREMONA - «Mio papà Aroldo Albertini è morto nelle acque del fiume Oglio che aveva solo 30 anni, ho letto tanti racconti errati in questi mesi e nessuno che riportasse il suo nome e quello del suo collega Nello Carlo Germani, che di anni ne aveva solo 21, per dargli il giusto tributo».
Sono le parole di Carlo Albertini, 82 anni, pensionato, residente a Cremona. Il raddoppio ferroviario, il futuro abbattimento del ponte sull'Oglio tra Bozzolo e Marcaria e la ricerca della locomotiva e del carro ferroviario inabissati da 80 anni hanno riportato alla sua memoria momenti tragici della sua famiglia avvenuti l'11 ottobre 1944. «Mio papà è morto che io avevo quasi due anni quindi non me lo ricordo, i suoi ricordi sono nelle foto e nei racconti che si sono tramandati nel corso dei decenni in casa».
Il racconto di Albertini porta chiarezza definitiva su ciò che accadde nella notte tra il 10 e l'11 ottobre 1944, quando mancavano una manciata di minuti alle tre di notte. Un pesante treno merci stipato di materiale bellico parte da Mantova diretto a Cremona, è un treno O.L trainato dalla locomotiva del gruppo 471.056 a cinque assi con a bordo gli aiuto macchinisti del deposito locomotive di Cremona.
Il passaggio sul fiume Oglio che divide Bozzolo con Marcaria è molto delicato, il ponte è stato bombardato molte volte dagli Alleati e altrettante volte è stato riparato dai tedeschi con mezzi di fortuna. «Mio papà e il suo collega informano il personale di trazione e di scorta al convoglio che date le condizioni del ponte e il peso notevole del materiale presente sui carri il passaggio è molto rischioso, anzi è praticamente certo che il ponte non riesca a sopportare il peso. Ma il comandante non sente ragioni, estrae la pistola e li obbliga a proseguire, il treno deve arrivare a Cremona. Mio papà fa scendere il personale di scorta e vorrebbe tentare il passaggio da solo ma Germani non lo vuole abbandonare e rimane sul treno con lui».
A questo punto il treno comincia ad attraversare il ponte, ne raggiunge l’arcata centrale procedendo a passo d’uomo per evitare ogni scossa, ma ad un tratto una delle travi si stacca dal pilone sul quale instabilmente poggiava e precipita nel fiume trascinando nella paurosa caduta la locomotiva e i quattro carri. La caldaia scoppia a contatto con l’acqua, il letto dell’Oglio si trasforma in un’officina infernale dove tutto ribolle tra fischi, stridii e schianti. Lamiere contorte volano per aria e poco dopo solo silenzio. Il 16 ottobre venne recuperata la salma di Germani e alcuni giorni dopo quella di Albertini. Quest’ultimo fu sepolto solamente il 22 ottobre, ossia 11 giorni dopo il fatto. A ricordo delle due vittime c’è un piccolo monumento alla stazione di Marcaria ma non appaiono nemmeno i nomi. «Non ho notizie di eredi di Germani e mi spiace molto. Penso che questa occasione, cioè i lavori per il raddoppio, possano essere l’occasione per ricordare le due vittime, magari con qualche cerimonia. Due uomini che nello svolgere il loro lavoro hanno sacrificato la loro vita».
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