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CASALMAGGIORE. LA POLEMICA

Romanetti: «Ma che teatro è...?»

L’ex direttore artistico critica via social la qualità della stagione e la gestione del Comunale

Pierluigi Cremona

Email:

pierluigi.cremona@virgilio.it

26 Giugno 2025 - 05:10

Romanetti: «Ma che teatro è...?»

CASALMAGGIORE - Una critica, nemmeno tanto velata, sulle scelte dell'amministrazione comunale in merito alla gestione del teatro Comunale, sulla stagione appena conclusa - che ha raccolto diversi 'tutto esaurito' - e sulle progettualità future. Ad affidarle alla propria pagina Facebook è l'ex direttore del Comunale Giuseppe Romanetti, in pensione dal 31 ottobre 2023.

«Non mi sono mai espresso pubblicamente sulle scelte artistiche della passata stagione del teatro Comunale di Casalmaggiore, né lo farò in futuro. Dovrei parlare dello svilimento di una delle stagioni, che è stata un esempio a livello nazionale, per qualità, visione e intuizione. Ora ciò che mi sollecita un intervento è l’ulteriore scadimento di quello che fu un teatro vero. Soprassediamo sul fatto che l'assessore (alla Cultura Marco Micolo, nda) ha rilasciato dichiarazioni che indicavano la scelta del 'fornitore', prima che fossero avviate le procedure amministrative per la sua individuazione, circostanza che fa pensare che queste procedure siano state impostate in modo artificioso per garantire un esito predeterminato. Poiché le regole lo consentono, sarebbe forse stata una scelta più limpida quella di procedere a un affidamento diretto».

La critica viene indirizzata verso le modalità con cui è affidata la direzione artistica per il prossimo triennio 2025/2027, con un bando pubblico scaduto sabato. «La procedura scelta non consiste nell'individuazione di un professionista, con un curriculum adeguato, a cui affidare una prestazione d'opera intellettuale, ma in una procedura di individuazione di una ditta o associazione alla quale si chiede un'unica prestazione di servizi, il cui contenuto va dall'organizzazione alla garanzia dei supporti tecnici, alla presentazione addirittura del calendario della stagione. In pratica, un pacchetto completo, equivalente alla esternalizzazione della stagione. Anche in questo caso, non con affidamento diretto ma con un confronto di offerte».

Nelle scorse settimane sia Micolo sia il sindaco Filippo Bongiovanni, in consiglio comunale, avevano già espresso apprezzamento per come era andata la stagione. Vi sono stati 163 abbonamenti e una media costante sopra le 230 presenze a sera con punte di 280-300 spettatori, pari alla capienza massima. La sala ha registrato numeri mai raggiunti in passato. «Dopo la pandemia – aveva sottolineato Bongiovanni – era emersa una disaffezione che rischiava di far abbandonare il teatro a prescindere dal cartellone. Questa stagione ‘pop’ era un test per capire se la disaffezione dipendesse dal luogo o dalla proposta. Con il pensionamento di Romanetti abbiamo colto l’occasione per cambiare impostazione e, scegliendo una stagione più popolare, con volti più conosciuti, volevamo verificare se il pubblico sarebbe tornato». Cosa che – numeri alla mano – è avvenuta.

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