L'ANALISI
20 Giugno 2025 - 18:37
CREMONA - Tre diversi episodi di resistenza a pubblico ufficiale. È quanto è stato contestato a un giovane straniero che, in cella a Ca’ del Ferro si è confrontato con gli agenti della Polizia penitenziaria in tre occasioni durante la sua permanenza nella Casa circondariale di Cremona. Davanti al giudice oggi i tre reati contestati sono stati giudicati congiuntamente, «in continuazione» si dice nelle aule di giustizia, perché commessi nello stesso ambito, a distanza di poco tempo, con le stesse modalità e motivazioni.
Accusa e difesa hanno concordato sul definire gli episodi di resistenza: «Molto lievi» e «qualche spintone». Ciò non derubrica il reato, per il quale il Pubblico ministero ha chiesto una condanna a 6 mesi, saliti a 7 considerata la continuazione del reato. La difesa invece, rappresentata dalla legale Floriana Maio, ha chiesto l’assoluzione e in alternativa il minimo della pena per il suo assistito sul quale, nell’arringa finale, l’avvocato ha voluto «spendere alcune parole per raccontare la situazione di fragilità». L’uomo, arrivato in Italia come minore non accompagnato portato da alcuni connazionali «ha sviluppato gravi disagi psicologici per i quali, durante il periodo in carcere, è stato sottoposto a una pesante terapia farmacologica».
Dopo il trasferimento al carcere di Pavia l’uomo, scontata la sua pena, è stato rimesso in libertà, ma subito giudicato «socialmente pericoloso» e, in attesa di espulsione per irregolarità, «è stato spedito al Cpr di Macomer dove però sono stati riconosciuti, anche grazie a un ricorso alla Corte europea dei Diritti umani, il suo disturbo e la necessità di un trattamento». Attualmente è stato rimesso in libertà. Il giudice, considerati i fatti e le ricostruzioni, ha condannato l’uomo a 4 mesi e venti giorni.
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