L'ANALISI
18 Giugno 2025 - 21:27
CREMONA - Accusata di sottrazione di minore, il giudice ha condannato a un anno e 6 mesi di reclusione (pena sospesa e non menziona) una mamma fuggita da Cremona in Marocco a luglio del 2017 con il bambino di 3 anni. Fuggita dal marito «che l’aveva minacciata». Se è «vero che la mia assistita non ha seguito le procedure corrette», tuttavia «l’ha fatto per paura», aveva sostenuto il difensore Gianandrea Balzarini, che aveva chiesto di assolvere la donna. E l’assoluzione era stata chiesta anche dal pm onorario Silvia Manfredi. Entro 90 giorni, il giudice depositerà la motivazione della sentenza.
L’indagine della Squadra mobile è partita dalla denuncia del marito, Yousen, l’uomo che quattro anni dopo, il 23 settembre del 2021, ha massacrato di botte e ucciso, sgozzandola, sua madre Fatna, 54 anni, nell’appartamento al quartiere Cambonino.
Nel 2022, Yousen è stato assolto, perché «non imputabile», in quanto «incapace di intendere e di volere». L’uomo che si trova nella Comunità psichiatrica protetta in Valchiusa, soffriva di «delirio persecutorio, disturbo psicotico grave a decorso cronico», da quando, la moglie lo aveva lasciato, scappando con il loro figlio. Il 23 luglio del 2017, la donna era ancora a Cremona, due giorni dopo era a Lodi, il 26 luglio a Torino almeno fino al 5 agosto, quando ha raggiunto Ventimiglia. Poi, si erano perse le tracce. Chi ha indagato, aveva ricostruito gli ultimi movimenti della mamma con il bambino - da Cremona al confine italo-francese — attraverso l’analisi dei tabulati telefonici.
«Sono sicuro che mia moglie è in Marocco, perché ho chiamato miei amici in Marocco e l’hanno vista a casa di suo padre. È andata da suo padre che in Italia aveva dei complici», aveva dichiarato il marito alla polizia. Ipotesi ritenuta «verosimile», la fuga in Marocco, indagando sulle celle telefoniche che otto anni fa sono state agganciate dallo smartphone della donna. «Verosimile» che la moglie in fuga con il bambino, da Ventimiglia fosse andata in Francia e da qui avesse lasciato l’Europa per tornare dal padre in Marocco. L’indagine si era fermata qui.
È certo che nei mesi e nei giorni prima di scappare, la moglie non avesse mai presentato denunce contro il marito. Ma che i rapporti tra i coniugi fossero «conflittuali», lo ha poi confermato al processo Mauro Bonazzoli, l’ex poliziotto che fa anche volontariato nella parrocchia di Borgo Loreto, la stessa dove marito e moglie all’epoca andavano a prendere i pacchi della Caritas. Lui «si presentava un po’ alticcio», lei «si arrabbiava moltissimo, voleva un uomo giusto». Bonazzoli aveva sentito la moglie di Yousen lamentarsi più di una volta. Nei giorni della fuga, la suocera aveva cercato ripetutamente di contattarla, senza ottenere risposta, tranne che in un’occasione, quando le aveva detto di voler raggiungere il Marocco «al più presto».
Nel frattempo, si sa che la donna è rientrata in Italia, ma il suo avvocato fatica a contattarla.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris