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CREMONA. NELLE AULE DI GIUSTIZIA

«Io, abusata a 6 anni», il racconto dell’orrore

Presunte violenze su una bimba durante le vacanze in cascina: lo ‘zio’ a processo

Francesco Gottardi

Email:

fgottardi@cremonaonline.it

17 Giugno 2025 - 20:11

«Io, abusata a 6 anni», il racconto dell’orrore

CREMONA - «Ero una bambina, lui mi diceva che era ‘il nostro piccolo segreto’. E così per anni non ho raccontato a nessuno cosa mi accadeva ogni estate. Poi ho realizzato, crescendo, quello che mi aveva fatto ma mi vergognavo troppo per parlarne anche con la mia famiglia. Ho aspettato di essere maggiorenne per poter affrontare la cosa con una psicologa autonomamente e a quel punto ho trovato la forza per denunciare».

Il racconto di Stella (nome di fantasia, ndr) è quello di un trauma elaborato e portato dentro di sé per anni.
Gli abusi che la giovane ha denunciato risalgono all’infanzia, grossomodo da quando aveva sei anni fino all’inizio delle scuole medie a undici. E oggi in aula quel trauma è stato ripercorso nei dettagli: in tribunale Stella ha raccontato, protetta da un paravento per evitare di rincontrare l’uomo che accusava, il rapporto con uno dei residenti della cascina dei nonni dove «ogni estate io e mio fratello passavamo alcune settimane di vacanza». Nel cascinale viveva e lavorava da sempre anche Pietro (nome di fantasia, ndr) che tutti consideravano uno di famiglia, lo chiamavano ‘zio’.

«Aspettava spesso che fossi sola e mi portava con lui in luoghi appartati, in mezzo a un campo o in una stalla dove tenevano i conigli. E lì mi toccava, mi baciava, mi infilava le mani sotto i vestiti». Episodi che si ripetevano spesso, per quello che può ricordare la ragazza di quel periodo della sua vita a oltre 15 anni di distanza, almeno ogni due o tre giorni, «quando c’era l’occasione, magari mandava mio fratello a fare delle cose in giro per la cascina e restava solo con me. Mi diceva di non raccontare niente a nessuno, diceva che avevamo un legame speciale e che quello che accadeva doveva rimanere il nostro segreto».

Poi Stella è cresciuta: «Cominciavo a prendere coscienza del mio corpo e a capire cosa mi aveva fatto Pietro in tutti quegli anni. E mi vergognavo, non riuscivo a parlarne». Nel silenzio la ragazza si allontana sempre di più dalla cascina: «Mi avevano trovato un’allergia al polline e con quel pretesto ho cominciato ad andare sempre meno dai nonni. Capitava che trascorressimo il Natale o Santa Lucia lì tutti insieme ma facevo in modo di non restare da sola con lui, aveva cominciato a farmi paura».

La forza di raccontare Stella la trova anche a seguito delle conseguenze che quel trauma aveva sulla sua salute: «Avevo attacchi di pianto durante i quali sentivo un forte dolore al petto, mi mancava il respiro e mi sembrava di non riuscire a respirare». Così i genitori, vedendo star male la figlia ma senza poterne sospettare il motivo, la portarono dal medico di base per una visita: «Lui mi disse che gli attacchi erano dovuti allo stress, un accumulo tale da avere conseguenze fisiche. E mi prescrisse una seduta dalla psicologa del Pronto soccorso». Dopo quattro incontri la ragazza sceglie di proseguire il percorso con un’altra professionista che contatta personalmente e, insieme a lei, inizia ad affrontare la ricostruzione degli anni di abusi: «All’inizio, per anni, non riuscivo a dirlo ad alta voce nemmeno a me stessa. Poi con il supporto della dottoressa ne ho parlato alla mia famiglia e abbiamo sporta denuncia».

Nelle prossime udienze saranno sentiti i famigliari per poi procedere con l’esame dell’imputato.

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