L'ANALISI
17 Giugno 2025 - 19:43
CREMONA - Dodici anni di maltrattamenti, una relazione all’insegna degli abusi verbali e fisici nei confronti della compagna. Ad aggravare la posizione dell’uomo che oggi è stato condannato dal Tribunale di Cremona il fatto che le violenze sono state perpetrate davanti ai figli piccoli.
Nell’udienza i giudici hanno letto la sentenza nei confronti del 36enne cremonese: condanna a due anni con pena sospesa per cinque a patto che l’uomo prenda parte a percorsi di recupero per uomini maltrattanti. Una condanna più lieve delle richieste del pubblico ministero, che aveva chiesto quattro anni e mezzo.
La storia è quella di una relazione in cui la violenza si fa tessuto quotidiano, normalizzato, e si lega alla tossicodipendenza. Rapporti che si stenta a comprendere nella loro evoluzione. Oggi in aula la donna non figurava come parte lesa, dopo aver rimesso la querela è tornata a vivere con l’uomo che l’aveva maltrattata per anni.
In tribunale, rappresentati dal legale di parte civile, Cristina Pugnoli, c’erano invece i due figli della coppia che oggi vivono in comunità. I giudici hanno ascoltato le testimonianze della famiglia e le ricostruzioni degli agenti che hanno raccolto la denuncia della donna all’epoca. Il quadro che ne è emerso è quello di maltrattamenti durati anni.
Per la precisione, come detto, dodici, dal 2010 al 2022, nel corso dei quali la frequenza di «ingiurie e epiteti quali ‘stronza’, ‘bastarda, ‘figlia di p*****a’ era quotidiana», mentre «schiaffi e pugni si ripetevano almeno una volta al mese, con scatti di violenza che portavano l’uomo a distruggere il mobilio di casa e, in diverse occasioni, a puntare un coltello contro la compagna».
Fatti perpetrati per anni alla presenza e con l’inevitabile coinvolgimento dei figli allora piccoli. E proprio per questo, nonostante la remissione di querela da parte della donna, il corso della giustizia non si è fermato e, oltre alla condanna nei confronti dell’uomo, ha disposto un risarcimento di 2mila euro ciascuno per i due figli e un ulteriore risarcimento da versare alla donna per le lesioni e le violenze impartite negli anni da liquidarsi in sede civile.
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